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Torino Social Impact Art Award 2020

“Io sono ciò che il tempo, le circostanze, la storia,
hanno fatto di me, sicuramente, ma io sono anche molto più di quello.
E così noi tutti.”
James Arthur Baldwin (1924-1987)

Torino Social Impact Art Award. Arte e innovazione sociale

Torino Social Impact Art Award nasce dal desiderio di mettere in dialogo l’arte e l’innovazione sociale con l’obiettivo di attivare azioni tese a incidere sul presente e sulla società contemporanea. Partendo dalla convinzione che l’arte sia in grado di fornire strumenti e spazi fisici per interrogarsi sulle urgenze sociali della contemporaneità, il progetto mira a sperimentare il campo delle arti come catalizzatore dell’elaborazione di nuove risposte o soluzioni strutturate. Potenziale alleato e propulsore dell’innovazione sociale, l’arte può, infatti, offrire visioni inaspettate capaci di abbattere definizioni sociali di genere o religioni dominanti, dando voce anche a chi rischia di essere escluso dai contemporanei sistemi di produzione.

Il “Torino Social Impact Art Award” è un premio nato nel 2019, promosso da Torino Social Impact1, ideato e curato da Artissima e in partnership con Combo2 e che gode del sostegno di Fondazione Compagnia di Sanpaolo.

Il progetto è nato dalla volontà di offrire a giovani artisti l’opportunità di partecipare a una residenza d’artista a Torino per la creazione di una nuova opera. Il premio si rivolge a giovani che vivono in Italia con una formazione nel mondo dell’arte contemporanea il cui background sia multiculturale e migratorio. L’obiettivo è offrire una possibilità di accesso ad una carriera artistica a giovani che provengono da contesti altri per ipotizzare forme di inserimento sociale nel mondo della cultura italiana. Facilitare l’inserimento professionale artistico di persone con un background multiculturale e migratorio apre a una diversificazione del tessuto sociale italiano e trasforma la percezione dell’altro offrendogli una forma di ‘agency’ narrativa. La creazione di scenari inaspettati così come di nuovi linguaggi e comunicazioni aiuta la diffusione di messaggi capaci di trasformare positivamente la percezione di ciò che può comunemente apparire come lontano, estraneo o diverso.

 

Il progetto

Il progetto consiste in una residenza artistica di un mese dedicata a due talenti emergenti, la cui visione e background multiculturale possano permettere loro di raccontare in modo trasversale la società contemporanea di Torino come emblematica di un Paese che si sta trasformando.

Il bando della prima edizione del Torino Social Impact Art Award dal titolo QUANTE ITALIE? è stato diffuso presso le principali Accademie di Belle Arti e Università italiane, e mirava a raccogliere stimoli per un confronto con la città di Torino che aprissero a punti di vista personali, creativi e frutto di bagagli culturali multi sfaccettati e quindi meno scontati, sia socialmente sia dal punto di vista artistico. La prima edizione del “Torino Social Impact Art Award” si è concentrata sulla produzione video e ha invitato gli artisti ad utilizzare tale mezzo espressivo per offrire un contributo alla trasformazione della percezione sociale di temi particolarmente urgenti o storie di vita considerate “lontane”.3

Gli artisti vincitori della prima edizione hanno avuto la possibilità di vivere e scoprire la città di Torino per raccontarla attraverso le loro opere supportati lungo il percorso da curatori di Artissima e dal team di Torino Social Impact che li hanno accompagnati alla scoperta della città, delle sue espressioni culturali e sociali, del mondo dell’innovazione sociale oltre che nel percorso di produzione dei video.

 

Gli artisti vincitori

Caterina Erica Shanta, con il progetto: Talking about visibility, per la seguente motivazione: “per l’impatto sociale della sua proposta, basata sul dialogo orizzontale e lo scambio di prospettive. Per la volontà di interrogare e mettere al centro l’immaginario cinematografico di ognuno con il fine di dare vita a un progetto di cinema collettivo, coinvolgendo alcune comunità multietniche di Torino e restituendo un’opera capace di veicolare storie e narrazioni che da personali diventano sociali”.
Nata da madre italiana e padre americano, Caterina Erica Shanta ha vissuto in diversi Paesi ed è stata a contatto con svariate comunità. Come altri lavori realizzati recentemente dall’artista, Talking about visibility è un luogo di costruzione di identità, alterità e memoria che pone l’accento sull’atto di riconoscersi in un determinato immaginario e sulla visibilità di quest’ultimo all’interno della narrativa comune.

 

 

Liryc Dela Cruz con il progetto Il Mio Filippino: Invisible Bodies, Neglected Movements, per la seguente motivazione: “per la forza dell’indagine sociale proposta, incentrata sulla documentazione del movimento collettivo della migrazione, della sua percezione, della forza lavoro dimenticata e del rifiuto sociale. Per la volontà di mettere al centro della sua ricerca un mondo silenzioso e sotterraneo, abitato da persone che rimangono spesso inosservate o trascurate, ma il cui ruolo nella società è fondamentale”.
Come in altri suoi lavori, tematicamente legati alle sue origini e alla sua storia, la comunità filippina di Torino sarà la protagonista della ricerca. L’artista, concentrandosi sulla quotidianità dei lavoratori domestici, vorrebbe dar vita a un video con elementi coreografici.

 

La Residenza

Shanta e Dela Cruz sono stati chiamati a riflettere sul tema “Quante Italie?”, titolo e focus di questa prima edizione del premio. Guidati e supportati in remoto da Danilo Correale, co-tutor dei residenti insieme alla curatrice indipendente Anna Daneri e alla storica dell’arte Vittoria de Petra, hanno raccontato in modo trasversale la società contemporanea di Torino come emblematica di un Paese in trasformazione, ponendo a confronto i propri sfaccettati e inediti punti di vista con lo stimolante contesto della città e le sue espressioni culturali e sociali più significative.

Caterina Erica Shanta ha dato vita a un progetto di cinema collettivo dal titolo Talking about visibility che, coinvolgendo persone provenienti da diverse comunità etniche presenti a Torino, veicolando le narrazioni da una dimensione personale a una simbolica e sociale. L’opera si è inoltre aggiudicata un premio di 5.000 euro offerto dal bando Recovery Fund del film festival fiorentino Lo Schermo dell’Arte.

Commenta l’artista:

Diciotto persone si sono iscritte al laboratorio di cinema collettivo Talking About Visibility, ma molte di più sono le storie che vengono condivise. Ogni giorno è difficile da spiegare in poche righe e io continuo a riflettere sul valore delle azioni che facciamo e delle storie che condividiamo nel corso dei nostri incontri. Audio registrato e immagini in movimento dilatano e restringono il tempo, dove il quadro è uno specchio opaco, spesso senza immagine. Sto cogliendo l’opportunità offerta dalla residenza, e generata dal continuo confronto con i partecipanti al laboratorio del mio progetto, per riflettere e comprendere come l’imparare una lingua non passi solo attraverso la scrittura, ma attraverso ciò che serve, ciò che è necessario per esistere.  

Liryc Dela Cruz con Il Mio Filippino: Invisible Bodies, Neglected Movements ha messo al centro della propria ricerca la comunità filippina di Torino, documentando la condizione di sostanziale invisibilità e silenzio cui sono costretti i migranti impiegati in qualità di collaboratori domestici e di badanti, una forza lavoro spesso dimenticata. Liryc Dela Cruz ha sviluppato il proprio discorso utilizzando elementi coreografici dalla forte carica espressiva che riprendono e stilizzano le movenze dei lavori domestici, raccontando così il pesante prezzo di alienazione esistenziale che comporta questo tipo di attività. Una seconda parte dell’opera sarà realizzata con il sostegno di Teatro di Roma – Teatro Nazionale, nell’ambito di Infra – Inclusive Network For Refugees Artists.

Commenta l’artista:

Inizialmente mi sono sentito sopraffatto da questa nuova esperienza per l’autenticità e il ritmo degli eventi, e mi sono dovuto proteggere per non perdere la concentrazione. Ho avuto dubbi e timori sul percorso della mia residenza. Allo stesso tempo, ho visto un segno positivo in queste sfide iniziali. Penso infatti che questa situazione renda ancora più necessario realizzare questo progetto, soprattutto in un momento in cui la società è estremamente sensibile e attenta alla pulizia, alla cura e all’igiene. Come consideriamo le persone che svolgono le mansioni domestiche nelle nostre case? Come li vediamo e soprattutto li vediamo davvero? Penso che questo confine invisibile che mi impedisce di essere dentro la casa di qualcun altro sia una parte enorme della discussione e del processo. Sto quindi cercando di dirottare queste sfide verso un discorso e una scoperta più grandi.

La comune vocazione alla sperimentazione ha portato Artissima e Torino Social Impact a concepire il progetto con l’obiettivo di allargare il perimetro d’azione dell’innovazione sociale all’arte contemporanea. Focalizzandosi sul multiculturalismo, il premio vuole aprire scenari inaspettati e creare, attraverso lo sguardo degli artisti vincitori, nuove relazioni capaci di superare ogni muro, sia esso fisico, ideologico o culturale.

 

1 Torino Social Impact // La piattaforma Torino Social Impact riunisce 70 attori dell’area metropolitana torinese (imprese, operatori finanziari, terzo settore e istituzioni pubbliche e private) per rafforzare l’ecosistema locale e qualificarlo come uno dei migliori posti al mondo per sperimentare un nuovo modo di fare impresa e finanza, perseguendo obiettivi di sostenibilità economico-finanziaria insieme a obiettivi misurabili di impatto sociale.
Torino Social Impact opera per favorire forme di imprenditorialità economicamente sostenibili volte ad affrontare problemi sociali emergenti sfruttando le nuove opportunità tecnologiche e per posizionare Torino nella mappa globale degli investimenti a impatto sociale attirando gli investimenti privati che possono concretizzare lo sviluppo dell’impact economy sul territorio. www.torinosocialimpact.it

2 Combo // È l’ostello di nuova generazione per viaggiatori e per torinesi che reinventa i tratti dell’ospitalità low cost. Un’idea radicalmente nuova di accoglienza, un luogo che ospita una casa per viaggiatori, uno spazio pubblico con una programmazione culturale e una radio all’interno di edifici storici nei quartieri più vivi delle principali città italiane. Un incubatore versatile e contemporaneo al servizio delle arti e della cultura per stimolare la convivialità e promuovere le contaminazioni. Combo è un nuovo punto di incontro tra chi viene in città per visitarla e chi ci vive: un luogo dinamico, fluido e aperto.

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Nel 2019 numerosi artisti hanno raccontato la storia multietnica della società contemporanea e le sue trasformazioni in grandi mostre personali come Walid Raad (1967, Libano) allo Stedelijk Museum di Amsterdam e l’artista iracheno, naturalizzato americano, Michael Rakowitz (1973) al Castello di Rivoli.