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Collective Individuals

Insieme a Intesa Sanpaolo, Artissima ha presentato un progetto film e video prodotto in dialogo con le Gallerie d’Italia – Torino, di recente apertura, che ne è stata la sede ospitante. Intitolato Collective Individuals, il progetto è stato caratterizzato da una selezione di opere video, molte delle quali presentate per la prima volta in Italia, di artisti rappresentati dalle gallerie partecipanti ad Artissima. Curato da Leonardo Bigazzi, curatore di Fondazione In Between Art Film and Schermo dell’arte, il progetto ha fornito una prospettiva sulle contraddizioni del presente.

I protagonisti del progetto sono stati: Jonathas de Andrade (CONTINUA, San Gimignano, Beijing, Les Moulins, Havana, Roma, Sao Paulo, Paris, Dubai), Cinthia Marcelle & Tiago Mata Machado (Sprovieri, Londra), Hiwa K (Prometeo Gallery Ida Pisani, Lucca e KOW, Berlino), Adelita Husni-Bey (Laveronica Arte Contemporanea, Modica), Larry Achiampong (Copperfield, Londra), Yael Bartana (Raffaella Cortese, Milano), Alice Dos Reis (Lehmann+Silva, Porto).

Scopri di più sui lavori degli artisti e scarica l’app di Gallerie d’Italia per organizzare la tua visita (App Store | Google Play).

OPERE

Jonathas de Andrade

Voyeurístico, 2018

Antropologia, pedagogia, politica e morale sono le principali linee di ricerca di Jonathas de Andrade (1982) per indagare la complessità della società brasiliana. L’artista raccoglie e cataloga immagini e testi che, attraverso la memoria, ricompone in una narrazione personale in cui il fallimento dell’utopia modernista diventa spesso una realtà concreta.
Girato con un cellulare per le strade di Recife e San Paolo, Voyeurístico è stato realizzato in un momento storico in cui il livello di corruzione e la tensione politica in Brasile aveva raggiunto livelli altissimi. Nel video l’artista chiede a degli sconosciuti di aprire il portafoglio e rivelarne il contenuto di fronte alla telecamera. Registrando un gesto apparentemente banale, ma eloquente, de Andrade ci offre uno sguardo intimo sulla vita privata dei cittadini delle due città, denunciando allo stesso tempo le estreme disuguaglianze sociali ed economiche del suo Paese.

Cinthia Marcelle & Tiago Mata Machado

Dívida [Trilogia do Capital] - Debt [Capital Trilogy], 2021

Cinthia Marcelle (1974) e il regista Tiago Mata Machado (1973) collaborano dal 2008. Insieme hanno prodotto una serie di opere video che riflettono sulle nozioni di scontro, ordine e caos nella società contemporanea.
La loro nuova trilogia, di cui fa parte l’opera Debt [Capital Trilogy], ha come oggetto d’indagine i meccanismi e le strategie legate al Capitale. Debt [Capital Trilogy] si concentra su uno degli aspetti centrali dell’economia capitalista che, crisi dopo crisi, è sempre più presente tanto nella sfera pubblica quanto in quella privata: il debito. Questo concetto astratto si materializza in una presenza tangibile: una massa impossibile da scalare che sovrasta l’essere umano. La società neoliberista è così ridotta a una moltitudine di singoli individui, sempre più soli e alienati, schiacciati dal peso dei desideri e di modelli imposti.

Hiwa K

Pre-Image (Porto), 2014

La ricerca di Hiwa K (1975) è caratterizzata da una forte dimensione collettiva e partecipativa, in cui il processo di insegnamento e apprendimento avviene attraverso l’esperienza quotidiana. L’archivio dei suoi riferimenti è spesso costitutito dalle sue storie personali e quelle di familiari e amici.
L’opera Pre-Image documenta una performance che l’artista ha realizzato in varie città legate al percorso del suo viaggio da bambino, quando fuggì dal Kurdistan iracheno e raggiunse l’Europa a piedi. Sulla fronte Hiwa K tiene in equilibrio una barra su cui sono montati degli specchietti da moto che riflettono in maniera parziale e distorta l’ambiente in cui cammina. I passi dell’artista sono incerti e precari, alla ricerca di una stabilità impossibile da trovare nel suo stato di costante movimento. Il titolo Pre-Image si riferisce alla differenza tra il modo in cui immaginiamo i luoghi che vogliamo raggiungere e come sono nella realtà. Le sue “pre-immagini” sono quindi frammenti di un percorso la cui destinazione finale è sconosciuta, tracce capaci di restituire poeticamente le criticità della condizione migratoria.

Adelita Husni-Bey

After the Finish Line, 2015

Adelita Husni Bey (1985), artista ed esperta di pedagogia, indaga tematiche politiche e sociali attraverso teorie educative anarco-collettiviste e pratiche d’insegnamento sperimentali. Le sue opere nascono spesso da processi collettivi, come workshop e giochi di ruolo, che coinvolgono comunità diverse di partecipanti.
After the Finish Line è un’opera sviluppata con un gruppo di giovani atleti infortunati che frequentavano l’unità di terapia fisica dell’Oakland Children’s Hospital, San Francisco. L’opera è il risultato di un dialogo profondo tra gli atleti e l’artista, basato su una pratica pedagogica radicale, che ha come obiettivo quello di far emergere i sentimenti profondi legati al fallimento e al desiderio di successo. La competizione sportiva qui assume un valore simbolico più ampio, legato alla ricerca spasmodica della perfezione nella società contemporanea che spinge l’individuo ad andare sempre oltre i propri limiti.

Larry Achiampong

Beyond The Substrata, 2020

La ricerca di Larry Achiampong (1984) si snoda tra film, foto, archivi sonori e visivi e performance dal vivo, per indagare concetti legati a classe, genere, identità interculturale e digitale. Attraverso opere che partono dal suo vissuto personale e da una dimensione collettiva della sua comunità, Achiampong offre prospettive multiple, che rivelano le disuguaglianze profondamente radicate nella società contemporanea.
Girato all’interno di un supermercato abbandonato, l’opera Beyond The Substrata esplora la dimensione politica del corpo nero e la sottile violenza che si nasconde nelle strutture repressive della grande distribuzione. Un atto di controsorveglianza, mediato dai movimenti coreografici eseguiti dalla danzatrice Kanika Skye-Carr. Il supermercato viene scelto dall’artista come spazio capace di restituire le contraddizioni insite nella cultura del consumo. Un luogo di vendita di beni di prima necessità le cui offerte e la cui vasta gamma di scelta sono in realtà fittizie e rimangono spesso inaccessibili.

Yael Bartana

The Undertaker, 2019

Yael Bartana (1970) lavora con la fotografia, l’installazione e il video esplorando tematiche come il senso di appartenenza alla terra di origine, l’identità nazionale e il ruolo della memoria collettiva nella costruzione di un Paese.
Girato a Philadelphia, luogo di nascita della democrazia americana, The Undertaker mostra una processione, guidata da una leader enigmatica, che si conclude con un rito di sepoltura delle armi. L’opera nasce dalla performance Bury Our Weapons, Not Our Bodies! dove l’artista ha coinvolto veterani di guerra e attivisti provenienti da diverse comunità locali. La coreografia di gesti, deliberatamente lenti e posati, s’ispira allo spettacolo cerimoniale del 1953 in ricordo dell’Olocausto della compositrice israeliana Noa Eshkol (1924-2007). Nel contesto dell’acceso dibattito intorno al secondo emendamento della Costituzione degli Stati Uniti, che regola il diritto di portare armi, The Undertaker è un appello contro la cultura della violenza e un invito a considerare i nostri corpi come strumenti di speranza e resistenza.

Alice Dos Reis

Stan Rehearsal - Ensaio para Plataforma de Lançamento, 2020

La ricerca di Alice Dos Reis (1995) spesso comprende immaginari fantascientifici in cui l’artista reinterpreta la propria biografia e le contraddizioni del presente, proiettandole simultaneamente in un futuro prossimo e in un passato riconoscibile.
Stan Rehearsal - Ensaio para Plataforma de Lançamento è un breve film di fiction speculativa ambientato il giorno del lancio del primo razzo spaziale dalla piattaforma nell’isola di Santa Maria, nell’arcipelago delle Azzorre. Sfruttando questo evento storico straordinario come fondale, un gruppo di adolescenti realizza un video ballando i successi del pop coreano. In un cortocircuito tra dimensione locale e globale, l’opera di Dos Reis suggerisce il conflitto tra una partecipazione consapevole delle nuove generazioni alle scoperte tecnologiche del presente e il loro rapporto con la realtà, costantemente connesso e mediato da device.
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