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Percorso 02

Ricerche spaziali

Osservazione, ricognizione, trasformazione, immersione. Un itinerario dedicato ad artiste e artisti che hanno concepito le proprie ricerche e le proprie pratiche partendo dal rapporto con lo spazio circostante.

Tappa 01

ASTUNI PUBLIC STUDIO

Present Future PF 9

02.09

Tappa 02

1/9UNOSUNOVE - ANNEX14

Corridoio arancione 6

04.21

Tappa 03

3+1 ARTE CONTEMPORANEA

Back to the Future BTTF 10

07.00

Tappa 04

PINKSUMMER

Corridoio rosa 12

09.40

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Tappa 01

ASTUNI PUBLIC STUDIO

Present Future PF 9

02.09

Tappa 02

1/9UNOSUNOVE - ANNEX14

Corridoio arancione 6

04.21

Tappa 03

3+1 ARTE CONTEMPORANEA

Back to the Future BTTF 10

07.00

Tappa 04

PINKSUMMER

Corridoio rosa 12

09.40

Step 01, ASTUNIpublicSTUDIO, Bastien Gachet

Step 01, ASTUNIpublicSTUDIO, Bastien Gachet

Step 01, ASTUNIpublicSTUDIO, Bastien Gachet

Step 01, ASTUNIpublicSTUDIO, Bastien Gachet

Step 02, 1/9unosunove - Annex14, Simon Callery

Step 02, 1/9unosunove - Annex14, Simon Callery

Step 03, 3+1 Arte Contemporânea, Alberto Carneiro

Step 03, 3+1 Arte Contemporânea, Alberto Carneiro

Step 03, 3+1 Arte Contemporânea, Alberto Carneiro

Step 03, 3+1 Arte Contemporânea, Alberto Carneiro

Step 04, Pinksummer, Peter Fend

Step 04, Pinksummer, Peter Fend

Step 04, Pinksummer, Peter Fend

Step 04, Pinksummer, Peter Fend

Trascrizione

Introduzione

Buongiorno! Ti diamo il benvenuto ad Artissima 2024. Questo è il progetto AudioGuide e stai ascoltando la traccia numero 2 intitolata Ricerche Spaziali. In un saggio dal titolo Specific Objects – considerato uno dei più importanti fondamenti del minimalismo – Donald Judd afferma: “L'opera d’arte non esiste se non in relazione all'ambiente che la circonda”. Questo concetto segna l'inizio di una rivoluzione che trasformerà radicalmente la produzione artistica degli anni '60, lasciando un'impronta indelebile su tutto il panorama internazionale. Il pubblico si trova improvvisamente di fronte a opere che sfidano le aspettative tradizionali: tele appese, quadri e sculture isolate hanno ceduto il posto a blocchi metallici, tronchi e strutture modulari che si intrecciano con la luce e l’architettura circostante. L'intento è quello di alterare radicalmente la percezione dello spazio. È una rivoluzione silenziosa, orchestrata da artisti e artiste che rompono con l’idea dell’arte come oggetto autonomo. Movimenti come il minimalismo, il concettualismo e l'Arte Povera sono stati pionieri nell'offrire esperienze immersive che superano il mero atto contemplativo dell'opera, invitando l’audience a partecipare e interagire direttamente con essa. Le produzioni si trasformano in entità vive, capaci di alterare l’ambiente in cui si collocano e di subire a loro volta una trasformazione dettata dalla prospettiva di chi li osserva. Osservazione, ricognizione, trasformazione, immersione sono infatti le parole chiave che accompagnano Ricerche Spaziali, un percorso dedicato alla scoperta di artiste e artisti che hanno concepito pratiche e ricerche partendo dal rapporto con lo spazio circostante. Le audioguide sono state sviluppate per Artissima dalle mediatrici e dai mediatori di Arteco. Questo percorso è stato curato da Camilla Zennaro. Siamo pronti per partire. Metti in pausa il tuo player e dirigiti verso la sezione Present/Future dove cominceremo il nostro tour. Troverai lo stand della galleria Astuni-Public Studio lungo il corridoio nero al numero 9. Premi play una volta che sarai lì.

Tappa 01

Benvenuti e benvenute nella sezione Present/Future. La Galleria bolognese Enrico Astuni presenta l’artista ginevrino Bastien Gachet, con una selezione di opere esposte in anteprima lo scorso settembre nell'ambito di ASTUNIpublicSTUDIO, programma di mostre che dal 2009 la galleria dedica alle giovani tendenze dell'arte contemporanea. Iniziamo con uno degli stand più immersivi della fiera: un non-luogo capace di stimolare una profonda riflessione attorno al binomio “spazio-fruizione”. Nel 1949, Lucio Fontana introduce il termine "environment" per descrivere lavori che, situandosi al confine tra arte, architettura e design, sperimentano con lo spazio in modo innovativo, creandolo e trasformandolo. Non si tratta più di contemplare un’opera come entità separata, ma di attraversarla e interagirvi, immergendosi in una nuova dimensione che sfuma i confini tra lo spettatore e l’ambiente. È questa attitudine del fare artistico che spinge Bastien Gachet a creare il suo environment contemporaneo: una struttura in alluminio che separa lo stand in modo irregolare. Lampade in acciaio smerigliato proiettano fasci di luce fredda su un’area asettica popolata da oggetti quotidiani dal fare ambiguo: una panchina, alcune sedie impilate, un facsimile di lavatrice… Spetta ora ai visitatori individuare cos’altro si nasconde. Gachet mette in discussione il concetto di specificità del sito trasformando luoghi modulari e privi di un’anima, come gli stand di una fiera, in ambienti ambigui ispirati all’estetica industriale. Qui, il confine tra falso e reale si fa sottile: oggetti che sembrano infrastrutturali si collocano in spazi liminali e non si cristallizzano mai in forme concrete, mantenendo uno stato di indeterminatezza in cui significati e rapporti mutano continuamente. Abbiamo terminato la nostra prima tappa. Metti in pausa il tuo player e prosegui verso lo stand delle gallerie 1/9unosunove e Annex14 nella sezione Monologue/Dialogue, lungo il corridoio Arancio al numero 6. Premi play una volta che sarai lì. Ti aspetto!

Tappa 02

Benvenuti e benvenute nella sezione Monologue/Dialogue. La terza tappa del percorso ci offre una selezione di opere recenti dell’artista londinese Simon Callery, presentate dalle gallerie 1/9unosunove di Roma e Annex14 di Zurigo. Affermatosi a livello internazionale sin dal suo debutto con i Young British Artists alla Saatchi Gallery nel 1994, Callery è una figura di spicco della scena artistica britannica. La sua ricerca riconsidera il rapporto tra arte e spazio, attraverso creazioni monocromatiche che esplorano le potenzialità della superficie pittorica e invitano a riflettere sulle dinamiche materiali e immateriali. Fin dai primi anni '90, il linguaggio visivo di Callery si è sviluppato a partire dall'osservazione del paesaggio urbano e delle sue geometrie, culminando nel 1997 in un profondo interesse per l'archeologia. In quell'anno, l’artista ha iniziato a collaborare con l'Institute of Archaeology dell'Università di Oxford, per documentare il sito di scavo di Segsbury Camp, nel Regno Unito. È da questo studio che nasce la serie Full Circle Pit Paintings che potete ammirare nella parete di sinistra: estese cornici in alluminio o tela e vernice applicata in strati sottili e intermittenti, che si proiettano a 90 gradi dalla parete. Il decentramento della superficie frontale delle opere ne esalta il volume: interno-esterno assume una nuova rilevanza, dando forma a ciò che trascende il tradizionale concetto di pittura bidimensionale. Nella parete opposta, l’opera Contact Painting Rome (Alexandrino), realizzata dopo il suo periodo come fellow presso la British School of Rome nel 2018, riflette la dedizione dell'artista a mappare gli elementi ambientali della città, come rovine archeologiche, parchi periferici e il fiume Tevere. Piuttosto che una semplice rappresentazione, l’opera si configura come un documento di contatto fisico con il luogo, suggerendo una relazione più profonda e immersiva con l’ambiente circostante. Se, nel corso degli anni, l’arte plastica ha indagato le dimensioni spaziali attraverso modalità diverse, adottando forme simboliche, ideali, mimetiche e funzionali, questa riflessione rimane centrale nel lavoro di Callery. Il suo approccio contemporaneo rielabora e mette in discussione le fondamenta di tali discipline, approfondendo il dialogo tra spazio e percezione. Metti in pausa il tuo player e dirigiti verso il corridoio bianco nella sezione Disegni. Troverai la galleria Rowland al numero 8. Premi play una volta che sarai lì. Ti aspetto!

Tappa 03

Il nostro percorso continua con la galleria 3+1 Arte Contemporânea nella sezione curata Back to the Future. Incontriamo ora l’artista portoghese Alberto Carneiro, figura di spicco della cultura portoghese e uno degli artisti più premiati della sua generazione. È il 1968, anno di rivoluzioni sociali e politiche a livello internazionale, e Alberto Carneiro si appresta a presentare il suo "Manifesto Ecologico dell'Arte". Distante dai tentativi di "umanizzare" l'ambiente urbano, Carneiro propone un linguaggio visivo radicale che invita a ridefinire il rapporto con lo spazio, ma questa volta si tratta di quello naturale. La sua visione non si limita alla riflessione teorica, ma sollecita un'azione concreta per ristabilire un legame autentico e consapevole con il mondo che lo circonda. Il contributo culturale di Carneiro è stato decisivo nel liberare la scultura portoghese dalla statuaria illustrativa imposta dal regime totalitario, spingendola verso interrogativi concettuali, performativi e sperimentali, in sintonia con le ricerche internazionali degli anni ’60. La sua pratica artistica reinterpreta il concettualismo, la Land Art e il Minimalismo in chiave viscerale, in dialogo con artisti come Giuseppe Penone e Richard Long, che condividono con lui l’idea di un’arte profondamente radicata nello spazio naturale e nell’esperienza diretta. Questi concetti trovano espressione nell’opera Operazione estetica nell’alto de São João, presentata ad Artissima 2024: una composizione sociale di 44 fotografie scattate durante diverse performance e azioni realizzate negli anni '70 in contesti naturali. Le note al “Manifesto dell’arte ecologica” evidenziano la connessione estetica tra l’opera e la terra, rivelando l’ulteriore intento dell’artista di immergere il corpo dello spettatore nello spazio circostante, in dialogo con le specifiche condizioni del luogo. La seconda opera esposta è una scultura della serie Evocations of Water, composta da tronchi e fasci vegetali. Questa creazione incarna l'interesse dell'artista per la materialità e il legame con la terra, rappresentando al contempo il movimento dell'acqua e la sua essenza fluida. In Evocations of Water, l'acqua si trasforma nell'elemento generatore delle forme dinamiche, mentre l’albero emerge come sostanza, archetipo e simbolo. Abbiamo terminato la nostra quarta tappa. Metti in pausa il tuo player e dirigiti verso la galleria Pinksummer nella Main Section lungo il corridoio Rosa B al numero 12. Premi play una volta che sarai lì. Ti aspetto!

Tappa 04

Il nostro percorso si conclude nella Main Section della fiera. La galleria genovese Pinksummer ci introduce il lavoro dell’artista americano Peter Fend. Le visioni di Peter Fend crescono e si sviluppano nello spazio in modo quasi ipertestuale: ferrovie, migrazioni, trivellazioni, linguaggio, mappe, geopolitica. Fend destruttura e ricostruisce. I suoi progetti si basano su considerazioni politiche e sociali, oltre che ecologiche, secondo la convinzione che l'arte e l'architettura “debbano unirsi per creare strutture che non siano solo forme, ma esperienze viventi”. Collocato tra land art, architettura e scienza, il lavoro di Peter Fend utilizza spesso immagini satellitari per affrontare questioni ecologiche e territoriali. L’artista cerca soluzioni innovative ai problemi ambientali, rivelando come l'arte possa trasformare lo spazio, assumendo un ruolo specificatamente sociale e geopolitico. Per Artissima 2024, Pinksummer invita il pubblico a riflettere sui molteplici futuri che ci attendono. Lo stand ospita una grande insegna luminosa, una di una serie più ampia, disposta in posizione obliqua. Installate per la prima volta nel 1999 nello spazio esterno sul retro della Nikolai Fine Art a New York, direttamente adiacenti a una stazione Esso, le insegne luminose blu e rosse si fondevano visivamente con le luci fluttuanti della segnaletica della stazione di servizio, formando la scritta Global Warming/Global Terror. Estendendo la stazione di servizio oltre il suo progetto originale e verso la strada, queste opere rappresentano un’alterazione allarmante dei simboli elevati da Ed Ruscha e dagli altri pittori americani di paesaggi industriali, ricontestualizzando il territorio e la spazialità del paesaggio in modo completamente nuovo. L’opera è un monito potente che trasforma lo spazio espositivo in un luogo di riflessione critica, sollecitando il pubblico a interrogarsi sulle connessioni tra arte, territorio ed emergenza ecologica. Abbiamo terminato la nostra quinta e ultima tappa. Speriamo che questo percorso ti abbia stimolato e incuriosito. Se vuoi un altro punto di vista sulla fiera, torna all’info point o sulla landing page delle AudioGuide e seleziona un altro percorso! A presto e buona Artissima!

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