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Percorso 06
E quello che cosa ci fa lì? Bambine e bambini saranno accompagnati a scovare e riconoscere gli oggetti che fanno capolino, forse inattesi, nelle opere d’arte. Un percorso alla ricerca di simboli, messaggi nascosti e sorprese.
Tappa 01
Present Future PF 8
1.37
Tappa 02
Present Future PF 9
4.13
Tappa 03
Corridoio Verde 14
6.30
Tappa 04
Corridoio Verde 11
8.58
Tappa 05
Corridoio Rosa B 8
12.03
Tappa 06
Corridoio Blu 2
13.44
Tappa 01
Present Future PF 8
1.37
Tappa 02
Present Future PF 9
4.13
Tappa 03
Corridoio Verde 14
6.30
Tappa 04
Corridoio Verde 11
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Corridoio Rosa B 8
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Tappa 06
Corridoio Blu 2
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Ciao, vi dò il benvenuto ad Artissima! State ascoltando l’audio numero 6 dal titolo Oggetti inaspettati e state per esplorare una fiera di arte contemporanea seguendo il percorso progettato per voi da Elena Patrignani, mediatrice di Arteco. Ma, innanzitutto, che cos’è una fiera? La fiera è un luogo dove si vendono le opere d’arte, perché, come qualunque altro oggetto, anche l’arte si vende e si compra. Le opere d’arte si possono acquistare in negozi speciali che si chiamano gallerie d’arte: qui dentro ce ne sono 181 che provengono da tutto il mondo! Una volta all’anno vengono qui a Torino, ad Artissima, per mostrare e vendere le loro opere. Ogni galleria ha la sua piccola stanzetta, uno stand, e le potete distinguere cercando in alto la bandierina col nome della galleria e la città di provenienza. E che tipo di arte scopriremo oggi ad Artissima? Arte contemporanea… cioè arte nuovissima, realizzata da artisti viventi. In questo straordinario caos diventeremo esploratori: dovremo essere bravi ad orientarci senza perderci e avere occhi attenti per osservare i dettagli. Ogni esploratore ed esploratrice che si rispetti di cosa ha bisogno? Di una mappa naturalmente! Allora mappa alla mano, mettete in pausa il player e dirigetevi verso la galleria FONS WELTERS, sul corridoio nero al numero 8. Schiacciate play una volta arrivati, io vi aspetto!
Eccoci arrivati alla nostra prima tappa esplorativa, alla galleria FONS WELTERS. Il nostro viaggio ci porterà a scoprire che spesso l’arte è molto più strana e divertente di come ce la immaginiamo: non è mica fatta solo di quadri appesi al muro in eleganti cornici o di preziose sculture di marmo su piedistalli! Gli artisti contemporanei spesso usano per le loro opere oggetti inaspettati, a volte quotidiani, che però trasformano in opere d’arte. Prendiamo per esempio l’artista esposta in questa galleria: innanzitutto tiene nascosta la sua identità perché si presenta con un nome inventato, “Tenant of Culture”, che vuol dire “Inquilina della Cultura”. Come se la Cultura fosse un condominio! Che stranezza. Ma avvicinatevi alle opere e osservate bene. Cosa usa l’artista per realizzarle? Ci sono cinghie, pezzi di scarpe e di borse, scampoli di stoffa, lacci… Sembra proprio che l’artista abbia fatto a pezzi il suo armadio! Beh, quasi! Tenant of Culture recupera vestiti usati e gli scarti delle fabbriche di abbigliamento e … legge le etichette! Legge le etichette?! Cosa c’è scritto nelle etichette di così interessante? Beh un sacco di informazioni come il materiale di realizzazione e il luogo in cui il pezzo è stato fabbricato. Ma l’artista non si accontenta mica di ciò che legge, e allora che fa? Smonta tutto per vedere meglio cosa c’è dentro un vestito, una scarpa, una borsa! E allora scuce, strappa, taglia, stira, stropiccia, lava. E così scopre che alcuni vestiti sono fatti con materiali inquinanti oppure che durano poco costringendo così le persone a comprarne subito degli altri buttando quelli vecchi e inquinando di nuovo! E dopo aver fatto queste scoperte che fa? Rimonta tutto, in forma diversa. E cosa viene fuori? Vestiti o accessori un po’ mostruosi e inquietanti, a volte enormi come giganteschi mantelli appesi o lunghi impermeabili trasparenti! E voi le leggete le etichette? Fate caso ai materiali con cui sono fatti i vostri vestiti o dove sono stati prodotti? Se in questa prima tappa gli oggetti inaspettati sono pezzi di vestiti e scarpe, nella prossima dovrete cercare delle piccole scatoline. Allora mettete in pausa il player e dirigetevi qua a fianco, alla galleria Nir Altman, al numero 7 del corridoio nero. Schiacciate play quando sarete arrivati, vi aspetto!
Ci troviamo alla galleria Nir Altman, una galleria di Monaco di Baviera, in Germania. Ecco le scatoline, quante sono! Dentro cosa c’è? Bisogna avvicinarsi bene per guardare all’interno, magari piegarsi un po’, metterci proprio il naso sopra. E se non ci arrivate fatevi prendere in braccio da un adulto. Attenti a non toccarle però, sono super delicate. Sembra proprio che questo artista, che si chiama Curtis Twalst Santiago, faccia il contrario di quello che facevano molti artisti del passato: i loro quadri erano enormi, le loro sculture monumentali per essere viste da tutti anche da molto lontano. Curtis invece crea dei mondi in miniatura, che vanno guardati con attenzione, avvicinandosi tanto, stando attenti ai più piccoli particolari. Per realizzare queste minuscole meraviglie l’artista va in giro per i negozi di anticaglie, quelli che vendono cose vecchie, antiche, e cerca accuratamente delle belle scatoline porta anelli, piccole piccole e preziose. Poi va nei negozi di giocattoli e di modellismo e compra le figurine che poi dipinge, e tutti gli altri elementi che usa per i suoi micromondi. Quello che non trova lo realizza lui. E’ tutto così piccolo che Curtis deve utilizzare la lente di ingrandimento e delle pinzette per disporre e incollare i personaggi e gli oggetti. Ci sono scatoline che mostrano il mercato con i vestiti esposti, altre un negozio da parrucchiere con le persone in attesa del loro turno, altre una festa in salotto, coi quadri appesi alle pareti e la gente che balla…Per Curtis sono piccoli racconti da tenere in tasca. Che ne dite di scegliere una scatolina e immaginare una storia: contate i personaggi, guardate cosa stanno facendo, notate i particolari, poi chiudete gli occhi e immaginate di farvi minuscoli ed entrare nella scatola. Ascoltate i suoni, le voci, la musica, gli odori e i profumi… Poi riaprite gli occhi, trattenete le sensazioni nella memoria, come se chiudeste anche quelle in una scatolina e dirigetevi alla prossima tappa: galleria Martina Simeti, al numero 14 del corridoio verde. Mettete in pausa il player e schiacciate play quando sarete arrivati.
Eccoci arrivati alla galleria Martina Simeti che si trova a Milano, qui in Italia, e che prende il nome dalla sua proprietaria. Abbiamo visto, nella nostra seconda tappa, che Curtis Santiago realizza i suoi micromondi nelle meravigliose scatole che un tempo racchiudevano gioielli preziosi… nella galleria dove ci troviamo ora viene presentato invece un artista che CREA gioielli. Se dico “gioiello” che cosa vi viene in mente? … Mmmmh vediamo… diamanti, oro, pietre preziose, luccichio, raffinato, costoso…. Qui però, vi avviso, non dobbiamo cercare un gioiello luccicante… guardatevi intorno, dov’è l’oggetto di cui stiamo parlando? Eccola lì! Una collana! Ancora una volta è fatta da oggetti sorprendenti: degli ami da pesca, roba da matti! L’artista, che si chiama Bernhard Schobinger, è innanzitutto un eccellente cercatore perché per i suoi gioielli, come avrete capito, utilizza materiali che generalmente vengono utilizzati per altri scopi. Schobinger per esempio si immerge nel lago di Zurigo, vicino a casa sua, per cercare ami da pesca e altri oggetti interessanti che la gente ha perso nell’acqua, si arrampica sui tetti delle case in demolizione per andare a staccare i parafulmini, si intrufola negli edifici abbandonati per prendere le maniglie delle porte. E poi usa chiodi, forbici, viti, colli di bottiglia rotti. I suoi gioielli sembrano così pericolosissimi. Ma torniamo all’opera che abbiamo davanti… Il titolo è in inglese: “The mermaid’s wedding”. “Wedding” vuol dire matrimonio, “mermaid” vuol dire… sirena! Il matrimonio della sirena! Ma come mai? Forse Schobinger immergendosi per cercare oggetti per i suoi lavori ha conosciuto una sirena? O forse ha realizzato la collana per una sirena che si sposava, oppure… che dite, la inventate voi una fantastica storia su questa collana speciale? Poi mettete in pausa il player e dirigetevi alla prossima tappa, qui di fronte: galleria Art: Concept, al numero 11 sempre sul corridoio verde. Schiacciate play quando sarete arrivati, io vi aspetto.
Siamo arrivati già alla nostra quarta tappa in fiera! Siccome state diventando espertissimi esploratori di arte contemporanea e a questo punto avete capito che gli artisti si servono davvero di qualunque cosa per le loro opere d’arte, provate ad immaginare, qui, alla galleria Art : Concept di Parigi, di quale opera parleremo… anche in questo caso dobbiamo cercare un oggetto che mai ci aspetteremmo per un’opera d’arte e che l’artista, guarda un po’ che strano, scombina completamente. Avete individuato l’opera di cui sto parlando? C’è un tavolo, un normalissimo tavolo, un tavolo anche un po’ banale, di legno, non dipinto… un tavolo! Ma com’è posizionato? Beh, tanto per cominciare ha le gambe all’aria, e quindi su questo tavolo non ci possiamo appoggiare proprio nulla! E poi, se guardiamo bene, l’artista ci ha versato dentro dell’acqua colorata di blu; sembra quasi che l’abbia trasformato in una piccola piscina! Dovete sapere che chi ha realizzato quest’opera si chiama Roman Signer, è un simpaticissimo signore svizzero che realizza opere d’arte che sembrano assurde. Ha una passione per gli oggetti comuni a cui fa fare cose folli: mette i braccioli a un paio di sci che così possono tranquillamente galleggiare sull’acqua, fa volare degli ombrelli nel vento legandoli tra loro, posiziona sedie girevoli nei torrenti facendole girare, girare, girare all’infinito… Ma questo non è niente! Spesso Signer compie delle azioni che diventano delle opere d’arte come quando, in un museo, ha indossato un casco da pilota e dei guanti, è salito su un piccolo furgoncino che dei signori forzutissimi hanno girato in verticale. A quel punto è partito il conto alla rovescia: “Ten, nine, eight…” come quando partono i razzi per andare nello spazio e… puff, furgoncino sparito! Sarà decollato per davvero? Le cose che gli piacciono di più in assoluto sono: fare esplodere le cose, tanto che lo chiamano l’“artista pirotecnico”, e usare l’acqua, forse perché quando era piccolo viveva in un paese di montagna e giocava sempre lungo il torrente vicino a casa. Per Signer fare arte vuol dire fare esperimenti anche se la gente, a volte, dice lui “pensa che io faccia enormi stupidaggini”. Provate a guardarvi intorno e vedere quante opere di Signer ci sono in questa galleria e se avete voglia cercate su internet dei video delle sue azioni scrivendo “Roman Signer artist”, vedrete che non sono affatto stupidaggini e anzi vi faranno ridere tantissimo! L’arte non è mica sempre una cosa seria, lo dice anche Signer: “Non è vietato ridere”! Ora mettete in pausa il player e dirigevi alla galleria Blue Velvet Projects, corridoio rosa B, al numero 8. Poi schiacciate play quando sarete arrivati, io, come sempre, vi aspetto.
Eccoci alla penultima tappa del nostro viaggio. Siamo arrivati alla galleria Blue Velvet Projects, che si trova in Svizzera. Oooh qui possiamo passeggiare e raccogliere i funghi! … Come dite? Sono delle opere d’arte? Mannaggia, mi sa che avete ragione! D’altra parte ve lo dicevo io all’inizio: siamo ad una fiera d’arte contemporanea! Allora no, non si possono proprio raccogliere! Come avrete capito gli artisti contemporanei a volte ci ingannano un po’ perché non ci fanno capire bene se quello che stiamo guardando sia reale oppure finto. In questo caso ad esempio, Marius Steiger dipinge talmente bene che ci confonde. Questi funghi assomigliano a quelli veri… ma in realtà è tutta pittura. Ma allora queste opere sono dei quadri? Un quadro, di solito ha una forma più o meno rettangolare, una cornice e gli oggetti, le figure riempiono tutto lo spazio... Qui invece Marius che fa? Dipinge un fungo e il quadro è a forma di fungo! Se guardiamo queste opere di fronte ci possiamo ancora ingannare, ma se ci spostiamo di fianco? L’artista svela il suo trucco: vediamo lo spessore del supporto e il materiale su cui ha dipinto. E allora queste opere sembrano un po’ dei quadri, perché sono dipinte, ma anche un po’ degli oggetti, come delle sculture perché sono in 3d e hanno la forma di ciò che è rappresentato! E ora, a proposito di quadri strani, spostatevi alla galleria Persano al numero 2 del corridoio blu e lì cercate uno specchio!
Ed eccoci finalmente arrivati all’ultima tappa della nostra esplorazione in questa giungla di opere d’arte incredibili e meravigliose. Siamo arrivati alla Galleria Persano, che si trova qui a Torino, in un cortile bellissimo! Nel nostro viaggio insieme abbiamo visto opere d’arte che sembrano vestiti mostruosi, altre che si possono tenere in tasca perché piccole scatoline con mondi minuscoli, altre ancora che si indossano come gioielli, abbiamo conosciuto un artista incredibile che trasforma i tavoli in piscine e sparisce nello spazio con un furgoncino e ci siamo ingannati guardando quadri che sembrano oggetti veri. E ora? Cosa dobbiamo cercare? Noi stessi! Noi stessi?? Ma in che senso? Vi ricordate che prima vi dicevo “dovrete cercare uno specchio”? Lo specchio che fa? Riflette! E quindi cercate il vostro riflesso! Eccovi lì, trovato! Ma… cerchiamo di capire. Non si tratta di uno specchio normale: c’è qualcosa su questo specchio: un cellulare, tenuto da un selfie stick, e sullo schermo il viso di un signore anziano. Chi è? Quel signore si chiama Michelangelo Pistoletto ed è l’artista che ha realizzato quest’opera! Ve lo dicevo che non era uno specchio normale, è un’opera d’arte! Se quest’opera è realizzata con uno specchio anche quello che si riflette sullo specchio diventa un pezzo dell’opera. Non a caso si chiama “Quadro specchiante”! E allora voi che siete riflessi lì dentro, ora siete una parte dell’opera d’arte, e anche le altre persone che passano e si riflettono. E se questo “quadro” viene portato da un’altra parte? Rifletterà cose diverse! Quest’opera è speciale perché non è mai la stessa, cambia e si trasforma sempre e fa sì che noi possiamo entrarci dentro! Eravate mai entrati DENTRO un’opera d’arte? Che avventura oggi, abbiamo visto cose incredibili! Abbiamo capito che l’arte non è poi così lontana da noi: gli artisti usano spesso oggetti comuni nelle proprie opere, ma pur essendo comuni li trasformano in qualcosa di straordinario. E allora trattenete questa magia, indossatela come la collana di Schobinger o tenetela in tasca come le scatoline di Curtis Santiago. Non si sa mai che vi possa tornare utile anche fuori da qui! Grazie per aver viaggiato con me, buona continuazione di esplorazione e … alla prossima Artissima!!