“Il lavoro performativo e l’indagine attraverso diversi media di Cally Spooner esplora le modalità della violenza invisibile nell’era digitale. Attraverso la sua arte, comprendiamo come la soggettività e i nostri stessi corpi cambiano quando sono plasmati dalla condizione tecnologica”.
Cally Spooner è la vincitrice dell’edizione 2017 del Premio illy Present Future, assegnato all’artista considerato più interessante nella sezione Present Future dedicata ai talenti emergenti.
Cally Spooner è stata presentata dalle gallerie GB Agency (Parigi) e Zero… (Milano) con l’opera Soundtrack for a Troubled time, 2017.
La giuria del premio è composta da Mary Ceruti, direttore esecutivo e curatrice presso lo SculptureCenter di New York, Carolyn Christov-Bakargiev, direttrice del Castello di Rivoli Museo d’Arte Contemporanea e della GAM di Torino e Luigi Fassi, curatore arti visive del Steirischer Herbst festival di Graz e coordinatore di Present Future per sette anni.
La motivazione della scelta è quella che segue: “Il lavoro performativo e l’indagine attraverso diversi media di Cally Spooner esplora le modalità della violenza invisibile nell’era digitale. Attraverso la sua arte, comprendiamo come la soggettività e i nostri stessi corpi cambiano quando sono plasmati dalla condizione tecnologica”.
La commissione ha voluto riconoscere inoltre una doppia menzione speciale a Nicolás Lamas rappresentato dalla galleria Sabot (Cluj-Napoca) e a Joanna Piotrowska rappresentata dalla galleria Madragoa (Lisbona).
Per l’edizione 2017 Present Future ha proposto i progetti di 20 artisti presentati da 23 gallerie, di cui 17 straniere e 6 italiane, scelti da un Comitato Curatoriale composto da Cloé Perrone, Samuel Gross, curatore capo Istituto Svizzero di Roma, João Laia, curatore indipendente e scrittore di Lisbona e Charlotte Laubard, curatrice e decano Dipartimento Arti Visive, HEAD, Geneva.
Dal 2012 il Premio offre al vincitore l’eccezionale opportunità di una mostra in un museo di Torino, in concomitanza con l’edizione successiva di Artissima.
L’esposizione di quest’anno è dedicata a Cécile B. Evans vincitrice del Premio illy Present Future 2016 con l’opera What the heart wants(2016). Al Castello di Rivoli Museo d’Arte Contemporanea, Evans espone una riedizione dell’opera Amos’ World: Episode One (2017), nella sala progetto posta al piano ammezzato dell’edificio della Manica Lunga sino al 7 gennaio 2018.
Segue una breve intervista al direttore artistico di Illy Cafè, Carlo Bach –
ATP: Ci farebbe un commento a caldo sull’edizione di quest’anno?
Carlo Bach: Selezionare artisti famosi che contribuiscono anche alla nostra collezione è facile, invece il lavoro più difficile è selezionare i giovani. Per questo premio ci sono delle giurie super professionali e specifiche che selezionano il vincitore e anzi c’è una doppia selezione, perché prima viene scelto il gruppo partecipante a Present Future e poi c’è il secondo round che definisce il vincitore. Siamo nelle mani delle giurie e sono felice che sia così, perché sono sicuro che i vincitori che escono da qua sono sempre delle grandi promesse, sono le nuove generazioni che iniziano a fare un lavoro di qualità.
ATP: La vincitrice dell’anno scorso, Cécile B. Evans, riflette sull’influenza delle nuove tecnologie all’interno delle relazioni umane, una tematica molto diffusa negli artisti nati a partire dagli anni ’80. Lei cosa ne pensa?
CB: Insieme a dei problemi sociali anche legati alle migrazioni, sono le cose che più frequentemente adesso vedo trattare nelle situazioni che coinvolgono giovani artisti.
La società da molti anni ci impone miliardi di immagini quotidiane, siamo intorno ai dieci miliardi di immagini scattate quotidianamente. Questo grazie alle nuove tecnologie, soprattutto al telefononino. Sono ancora curioso di capire…è un tema molto complesso. Io stesso vedo che su Instagram si comincia a pensare a delle foto in quadrato, ai filtri. Di recente ho visto una nuova Polaroid che ha introdotto dei filtri prima di fare le foto, mentre la Polaroid è sempre stata la cosa più immediata da fare. Non so se siamo più condizionati dalle immagini o dai filtri che vengono creati.
La fotografia, qualunque essa sia, è comunque una forma di creatività, io non lo vedo come un abuso. C’è una grande quantità di memoria visiva che si vuole confermare. In futuro ci saranno dei quadri più precisi da un punto di vista visivo della società contemporanea.
Tutto è fotografato, non c’è più nulla che sfugge. Ovunque veniamo in qualche modo ripresi da qualcuno, ma non sento il peso di una privacy compromessa.