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Issue n. 3 | Beatrix Ruf intervistata da Letizia Ragaglia

7 Settembre 2018 Artissima Stories

Letizia Ragaglia: Come forse sai, Artissima quest’anno compie 25 anni. Dal momento che conosci la fiera molto bene, cominciamo da qui. Sei stata per due volte un membro della giuria del Premio Illy, incaricata della selezione di un progetto presentato in Present Future, e in due occasioni hai anche fatto parte del comitato di selezione di Back to the Future. Potresti raccontarci la tua esperienza e se ci sono dei progetti che ricordi ancora in particolare?

Beatrix Ruf: Essere stata coinvolta così spesso in progetti per Artissima è stata per me una grande “tradizione autunnale”: ogni anno ho atteso con grande anticipazione di essere a Torino. Confrontarmi sugli artisti con un fantastico gruppo di colleghi e il team di Artissima è stato per me un processo molto stimolante e rivelatore. La mia seconda volta a Back to the Future abbiamo discusso quale periodo volessimo prendere in considerazione, e ricordo che abbiamo voluto concentrarci su lavori prodotti nei primi anni Ottanta, nel senso di una transizione a una nuova produzione, dato che la maggior parte delle precedenti edizioni avevano guardato agli anni Sessanta e Settanta. È stato bellissimo che il direttore della fiera e il team abbiano preso in considerazione ogni proposta e abbiano collaborato entusiasticamente col team dei curatori. Sono emersi moltissimi artisti che non avevano avuto grande visibilità, e moltissimi sono stati i lavori sorprendenti di artisti di questo particolare periodo portati dalle gallerie in tutte le edizioni di Back to the Future. Un altro grande ricordo è stato il “cambio del regolamento” del Premio Illy, perché volevamo dare il premio, ma soprattutto una nostra, a tre artisti e non a un solo vincitore: tutti i partner, il Castello di Rivoli, Artissima e Illy sono stati incredibili nel far sì che si realizzasse, e così una mostra molto importante dal titolo One Torino. Illy Present Future Award Exhibition: Naufus Ramírez-Figueroa – Vanessa Safavi – Santo Tolone è stata realizzata al Castello di Rivoli nel 2013. Ricordo ancora l’intensità della performance di Naufus e le notevoli installazioni di Vanessa e di Santo.

LR: Beatrix Ruf visita una fiera: ho sempre notato quanto tempo ti prendi alle fiere, quando trovi uno stand che ti interessa. Approfondisci, chiedi informazioni, ti appassioni. C’è una sezione di Artissima in particolare che aspetti di vedere quando ti capita di essere alla fiera? C’è un qualcosa che non vorresti perdere o che raccomanderesti di mantenere, anche nel caso che il format della fiera dovesse subire qualche cambiamento?

BR: Quello che mi è sempre piaciuto di Artissima è come le gallerie internazionali siano fianco a fianco a gallerie Italiane che in genere non sono presenti nel circuito fieristico internazionale. È affascinante poter vedere il programma di gallerie mitiche, torinesi e italiane, in quanto ciò permette di accedere a un contesto culturale specifico, a una produzione e a una storia specifiche—penso anche alle gallerie più piccole che portano in fiera la grande tradizione del libro e delle edizioni d’arte. Un altro tratto distintivo ed eccezionale è il grande presenza di curatori in fiera, e naturalmente il loro coinvolgimento profondo nelle molte sezioni speciali: una pratica che oggi viene adottata anche da molte altre fiere.

LR: Calvino una volta ha detto: “Torino è una città che invita al rigore, alla linearità, allo stile, e attraverso la logica apre alla follia.” Sei d’accordo con questa affermazione?

BR: Assolutamente. Torino, e Torino a novembre specialmente.

LR: Durante Artissima la città è particolarmente vitale. C’è un museo o un ristorante per te è imperdibile e che consiglieresti assolutamente?

BR: Certamente, la città è coinvolta in pieno nella settimana di Artissima. La collezione della GAM, il Castello di Rivoli, il Museo Egizio, il Museo del Cinema, la Fondazione Sandretto Re Rebaudengo, la Fondazione Merz, la Pinacoteca Giovanni e Marella Agnelli, le grandi collezioni che si ha l’opportunità di visitare come per esempio La Gaia, ma anche le grandi architetture in città — la Mole, gli edifici di Mollino e la Casa Mollino, e la casa di Carol Rama che ho avuto l’opportunità di visitare. E… la cucina davvero, davvero eccellente e i tartufi bianchi di stagione a novembre: un amico mi insegnò come conservare il tartufo in un bicchiere di riso, e ogni anno, portando a casa la loro fragranza, prolungo il mio viaggio a Torino.

LR: Sia Present Future che Back to the Future hanno un focus su presentazioni monografiche. Passando dalla fiera al tuo lavoro curatoriale: spesso, nella tua carriera, hai privilegiato mostre individuali. Quali sono i vantaggi? O piuttosto, cosa spinge un curatore a optare per mostre monografie piuttosto che collettive?

BR: In modo particolare oggi, con le molte fiere e riproduzioni online, le mostre personali permettono di andare oltre alla dinamica like/unlike. Poter vedere i lavori di un artista in profondità permette un’esperienza più completa di una pratica artistica.

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