Tappa 01
Back to the Future BTTF 7
Scoprila al minuto 02:10
Tappa 02
Corridoio Blu 8 e Arancio 7
Scoprila al minuto 05:06
Tappa 03
Corridoio Azzurro 9
Scoprila al minuto 08:00
Tappa 04
Corridoio Rosa B-34
Scoprila al minuto 09:57
Tappa 05
Corridoio Viola 3 e Verde 4
Scoprila al minuto 13:56
Benvenuti ad Artissima! State ascoltando l’audio numero 6 dal titolo AllAroundtheword (tutto intorno alle parole). Io mi chiamo Elena e sarò la vostra guida nell’esplorazione di questa giungla meravigliosa di arte e artisti che è la fiera di Artissima. Ma, innanzitutto, che cos’è una fiera? La fiera è un luogo dove si vendono le opere d’arte, perché, come qualunque altro oggetto, anche l’arte si vende e si compra. Ma in che tipo di negozi? Se ho bisogno di un paio di pantaloni vado in un negozio di abbigliamento, se devo comprare un quaderno vado in cartoleria, se voglio acquistare un’opera d’arte vado in una galleria d’arte. Qui dentro ci sono 174 gallerie d’arte da tutto il mondo! Una volta all’anno queste gallerie vengono qui a Torino, ad Artissima, per mostrare e vendere le loro opere d’arte. Ogni galleria ha la sua piccola stanzetta, uno stand, e le potete distinguere cercando in alto la bandierina col nome della galleria e la città di provenienza. In questo straordinario caos diventeremo esploratori: dovremo essere bravi ad orientarci senza perderci, avere occhi attenti per osservare e capire i dettagli, un bel po’ di curiosità e gambe buone per spostarci nello spazio. E chissà che questo nostro viaggio, come ogni avventura che si rispetti, non ci trasformi un pochino e ci aiuti a guardare le cose in maniera un po’ diversa. Siete pronti? Allora mappa alla mano, mettete in pausa il player e dirigetevi verso la galleria GRAMMA_EPSILON che si trova al numero 7 del corridoio Back to the future, lì cominceremo la nostra esplorazione. Schiacciate play una volta arrivati, io vi aspetto!
Ci troviamo alla galleria Gramma_Epsilon, una galleria di Atene, in Grecia. Avete fatto fatica a trovarla? Vedrete che piano piano diventerete esperti e i meandri della fiera non avranno più segreti per voi. Nella nostra esplorazione di oggi incontreremo tanti artisti che nelle loro opere d’arte usano lettere e parole. Le lettere formano le parole, e le parole a cosa servono? Insieme, una dopo l’altra ci servono per comunicare, chiacchierare, fare discorsi importanti, ma anche raccontare storie, scrivere libri, inventare poesie, fare la lista della spesa, scrivere i compiti sul diario… Curiosi di vedere come invece questi artisti usano le parole e le lettere? Iniziamo a cercare un’opera che sembra un libretto a fisarmonica dal titolo “Storia di un monumento”, di un’artista che si chiamava Mirella Bentivoglio. Trovata? Innanzitutto notiamo che quest’opera è composta da 1, 2, 3, …6 parti! E che cosa fa l’artista Mirella Bentivoglio? Gioca con la parola MONUMENTO. Allora nella prima pagina costruisce proprio una statua, un monumento, con le lettere di questa parola. In alto sembra ci sia addirittura una faccia, poi con la M due belle spalle larghe e poi giù, dritto come una colonna. Anche nella seconda pagina le lettere sono dritte e rigide, poi nella terza però sembra che questo monumento stia crollando, le lettere cadono a gruppi formando suoni come NUUU o MEEE oppure formando parole nuove: MUTO, ME, NUME… ne trovate altre? Cadendo si mischiano tutte e si rompono! Nella quinta immagine sono frantumate, e così creano forme nuove. E nell’ultima immagine cosa succede? Le lettere rotte si riordinano a formare un bel rettangolo solido, simile a quello dei primi due fogli. Non troviamo più la parola monumento, non troviamo più neanche le lettere, ma solo dei pezzettini. Sembrano quasi simboli di un codice da decifrare… cosa potrebbero voler dire? In questa galleria ci sono altre opere di Mirella Bentivoglio? Sono tutte sue! Soffermatevi ad osservarle. Poi mettete in pausa il player e dirigetevi verso la galleria Astuni, al numero 8 del corridoio blu. Schiacciate play quando sarete arrivati, vi aspetto!
Eccoci alla seconda tappa della nostra esplorazione. Siamo alla galleria Astuni, che si trova a Bologna, qui in Italia. Visto che il nostro percorso è un’esplorazione degli artisti che usano lettere e parole quale opera tra quelle presenti andremo ad osservare? Bravissimi! La grande scritta blu e rossa! Chi è l’autore? Andate a leggere la didascalia! L’artista che ha realizzato quest’opera si chiama Maurizio Nannucci. Ma che tipo di opera è? Che materiali usa l'artista? Riuscite ad individuarli? Le lettere di che cosa sono fatte? Sono tubicini di vetro dentro i quali c’è un gas che si chiama neon, che con l’elettricità si illumina di colori diversi. Questo tipo di scritta si chiama infatti NEON. Ma neon come questo dove stanno di solito? Ci è capitato e ci capita di vederne passeggiando in città? Le scritte e le insegne al neon le vediamo di sera o di notte, stanno sui muri o sui tetti dei palazzi e servono a far notare la presenza di farmacie, negozi, alberghi, discoteche… Nannucci molto spesso espone le sue scritte sopra gli edifici, proprio come se fossero delle vere insegne, e così con il suo lavoro modifica il paesaggio della città, la trasforma. Le sue opere non sono fatte per stare nelle stanze dei musei, ma sono proprio pensate per essere viste e lette da tutti! …Ma in questo caso il messaggio non è chiaro… M, T, O, H… MTOHR… che parola strana!! Forse ci aiuta un pochino il colore. Nannucci mischia insieme due frasi in inglese: una la scrive in rosso, l’altra la scrive in blu, poi alterna le lettere e così sembra creare una parola che non esiste! Vediamo se qualcuno di voi riesce a trovare la parola REAL, scritta R E A L. E la parola NOT? Fatevi aiutare dagli adulti che sono con voi a leggere le due frasi e poi provate a tradurle! E a casa poi giocate a scrivere dei messaggi alla vostra famiglia o ai vostri amici mischiando due frasi insieme come fa Nannucci, vediamo se riescono a decifrare ciò che gli volete dire! Ora mettete in pausa il player e dirigetevi verso la Galleria Matèria, di Roma. La trovate allo stand 9 del corridoio celeste, c’è un altro neon che ci aspetta lì.
Eccoci alla terza tappa del nostro viaggio esplorativo. Siete stanchi? Per fortuna qui c’è un fruttivendolo, magari possiamo fare merenda! Un fruttivendolo??! Dove?? L’avete vista la scritta verde FRUTTA? Ve lo dicevo io che ci sarebbe stato un altro neon! Ma cosa ci fa una scritta del genere in una fiera d’arte? C’è davvero un fruttivendolo? O la scritta è un’opera d’arte? L’idea sembra matta, ma anche questa scritta è un pezzo di un’opera d’arte che per intero dice FRUTTA E VERDURA, e l’artista che l’ha realizzata si chiama Giuseppe De Mattia. Sembra proprio una vera insegna di un negozio di frutta e verdura! A Giuseppe sono sempre piaciuti moltissimo i negozi di ortofrutta, con tutta quella verdura ordinata, e quella frutta lucida. Pensate che la prima volta che De Mattia ha esposto, ha mostrato, quest’opera d’arte alla Galleria Matèria di Roma, ha creato anche un vero banco con le cassette di frutta e verdura. C’erano banane, arance, mele, cipolle, peperoni, melanzane, carote… e i visitatori potevano comprarle! Pensate: fare la spesa in una galleria d’arte, roba da matti!! Immaginate lo stupore dei visitatori che credevano di andare in una galleria e di ammirare e commentare con grande serietà delle opere d’arte, e invece si ritrovavano in un posto che sembrava un fruttivendolo!! De Mattia gioca e si diverte a prenderci in giro creando cose che non ci aspettiamo affatto! Mancano ancora due tappe. Mettete il player in pausa, come sempre, e dirigetevi verso la galleria Labs, stand numero 34 del corridoio rosa in fondo, ci risentiamo quando arrivate!
Eccoci arrivati alla galleria Labs, si trova a Bologna, come la galleria Astuni, quella dell’opera di Nannucci col neon rosso e blu. Cosa dobbiamo cercare in questa galleria? Dei pezzi di pietra e un lenzuolo con tante scritte e delle goccioline d’oro. Li avete individuati? Questi oggetti li ha realizzati un’artista austriaca che che vive da tantissimi anni a Bologna che si chiama Greta Schödl. Queste opere sono molto diverse, una è attaccata alla parete, morbida, leggera e delicata, l’altra è pesante, ruvida e dura, ci possiamo girare intorno… Ci sono però delle caratteristiche comuni. Quali secondo voi? Mettete un momento in pausa l’audio, discutetene insieme e poi rischiacciate play. Rieccoci! Ne avete discusso? Un aspetto che queste opere hanno sicuramente in comune è che su tutte ci sono delle scritte. Avvicinatevi a uno dei blocchi di pietra. Cosa c’è scritto? Marmo! E’ il materiale di cui è fatta l’opera, e pensate che era anche il materiale preferito dei grandi scultori del passato, come Michelangelo. Greta però, invece di trasformarlo in una statua, ci scrive sopra la parola MARMO. Ma quante volte la scrive? Riusciamo a contarle? Forse impiegheremmo tutto il pomeriggio perchè Greta ripete la stessa parola, scritta piccola piccola e senza spazi tra una lettera e l’altra tantissime volte. Pensate quanto tempo impiega per ricoprire di scritte questi oggetti e pensate alla concentrazione, e alla pazienza, alla fatica di scrivere così tanto! Da vicino abbiamo visto cosa c’è scritto, abbiamo riconosciuto lettera per lettera. Ma se invece ci allontaniamo cosa vediamo? Le scritte non si leggono più e ci sembra di vedere un blocco di pietra con delle fittissime ed elegantissime decorazioni, rese più preziose dalle goccioline d’oro che Greta ama spesso usare nelle sue opere! Come mai Greta decide di usare proprio questi materiali? Del marmo, un lenzuolo… Greta racconta che non va a cercare i materiali su cui scrivere, ma li trova casualmente. Le piacciono per qualche motivo e li prende per trasformarli! Prima di appartenere a lei quegli oggetti avevano avuto altri proprietari, erano stati usati, avevano visto posti e persone diverse… avevano una loro storia! Il lenzuolo per esempio: apparteneva alla sua nonna (se vi avvicinate potete leggere le sue iniziali SW) e Greta immagina quanti sogni sono stati fatti, quante lacrime, quanti pensieri, quanti desideri sono nati tra quelle lenzuola! Greta quindi prende questi oggetti e li trasforma in maniera personalissima (perché lo fa con la sua scrittura che è diversa da quella di chiunque altro). L’artista fa diventare gli oggetti preziosissime opere d’arte aggiungendo un pezzettino nuovo alla loro storia! E chissà ora chi li comprerà, dove andranno nel mondo, chi li potrà vedere… chissà come continuerà la loro storia! Ora, pensando agli straordinari viaggi che aspettano questi oggetti, mettete in pausa il player e dirigetevi verso la galleria Di Caro, nel corridoio verde allo stand numero 4. Schiacciate play una volta arrivati, io vi aspetto!
Eccoci infine all’ultima tappa della nostra meravigliosa esplorazione! Concludiamo il nostro viaggio conoscendo un’artista molto divertente, ora è un’anziana signora, ma non lasciamoci ingannare dalle apparenze: continua a lavorare con energia! Come si chiama questa artista? Tomaso Binga. Ma come Tomaso? Abbiamo detto che è una donna, Tomaso è un nome da uomo! E Binga… è un cognome un po’ buffo! In realtà questa artista si chiamava Bianca Pucciarelli, ma ad un certo punto decise di cambiare nome e così scelse Binga come cognome perchè la faceva ridere e nelle sue prime opere si firmava così; mentre per nome scelse Tomaso come uno dei suoi poeti preferiti. Bianca infatti, o meglio Tomaso, ha sempre avuto una grande passione per la poesia: ne scriveva già a 10 anni e quando era bambina si divertiva a prendere poesie famose e a mischiare le parole per far ridere parenti, amici e compagni di classe. A proposito di scuola… l’opera che Tomaso Binga presenta in questa galleria sembra più adatta ad una classe che a una fiera d’arte. Guardandovi intorno avete immaginato di cosa stiamo parlando? L’opera di Tomaso Binga si chiama “Alfabeto proverbiale” ed è formata da tanti fogli, ognuno con una lettera, scritta in stampatello e in corsivo, e un disegno, proprio come gli alfabeti che a volte sono appesi nelle prime elementari, usati dalla maestre e dai maestri per insegnare ai bambini a scrivere e leggere. Prendiamo la lettera A per esempio… a come AAApe B come BBBarca C come CCCane e così via! Ma siamo sicuri che sia un normale alfabeto per le scuole? Innanzitutto notiamo che ci sono delle letterine nascoste nei disegni che Tomaso ritaglia e incolla. E poi in basso non c’è scritto Ape, Barca, Cane, Luna, Rospo ecc., ma delle frasi che sembrano delle regole, degli ordini, dei proverbi… Come “Cantare, non Contare!” oppure “Basta Bugie”! Avete voglia di provare anche voi? Scegliete una lettera e inventate insieme un pezzo di “Alfabeto proverbiale” come fa Tomaso Binga. Mette in pausa l’audio, poi quando avrete inventato schiacciate play. Siete riusciti ad inventare il vostro pezzo di alfabeto proverbiale? Sarei curiosissima di conoscerlo! Pensate che Tomaso Binga di alfabeti strani ne ha fatti tantissimi. Ne ha realizzato addirittura uno che ha chiamato “Alfabetiere Murale” dove mimava col suo corpo le lettere dell’alfabeto. Per esempio se doveste fare la A col vostro corpo? E la I? E la Z? In questa straordinaria esplorazione di oggi siamo andati alla ricerca di artisti che hanno qualcosa in comune: hanno tutti una grande passione per le lettere e le parole. Abbiamo scoperto che queste non servono solo per scrivere storie, parlare o segnare la lista della spesa, ma gli artisti le usano per scrivere col neon come fossero grandi insegne, costruiscono monumenti di lettere che poi crollano e si rompono in mille pezzi, decorano blocchi di marmo o fogli carta con la propria scrittura, formano alfabeti strani e originali… Chissà qui in fiera quanti altri artisti che oggi non abbiamo conosciuto inseriscono le lettere e parole nelle loro opere d’arte. Che dite, provate a farci caso facendo ancora un giro? E usciti da Artissima, ora che avete gli occhi allenatissimi, provate a guardarvi intorno per strada, o a casa, e cercate quante scritte sono intorno a noi! Buona continuazione di esplorazione! Ciao!