Spiega Simone Menegoi: “Siamo alla seconda edizione di PER4M. La sua peculiarità è quella di essere l’unica sezione nel panorama delle fiere internazionali dedicata alle performance: è una sezione della fiera e non un programma collaterale. E’ una sezione commerciale, espressione delle gallerie che rappresentano i performers. Sin dall’inizio la sfida è stata quella di prendere atto per primi di una tendenza del mercato dell’arte, che dura da almeno un decennio; abbiamo cercato di rendere il linguaggio della performance un’opera che sia oggetto di unatransazione commerciale. Venduta e comprata è la performance stessa, coma partitura o coreografia che, sotto la supervisione dell’artista e con la volontà del collezionista, viene riattivata di volta in volta. (…) La sezione è più ristretta rispetto all’anno scorso (12 anziché 16 proposte). Molte performance avranno un elemento di sorpresa e di impatto. Abbiamo creato uno spazio apposito, ma alcuni artisti hanno voluto invadere anche altri spazi”.
Segue la breve intervista con Chris Sharp
ATP: Le performance, in un contesto fieristico, sono una novità nel panorama italiano. Come hai affrontato questo progetto?
Chris Sharp: Penso sia un’innovazione in un contesto fieristico, dato che la performance non è molto presente nelle fiere d’arte. Ad eccezione di Liste (Basilea) dove è presente un programma dedicato alla performance, non me ne vengono in mente altri. In merito al lavoro svolto all’interno di una fiera, abbiamo fatto del nostro meglio per tenere a mente l’economia di attenzione di in questo particolare contesto. Ciò significa che le performance non saranno mai più lunghe di mezz’ora, si terranno in una specifica area designata, e ce ne saranno un numero limitato ogni giorno in modo che ogni lavoro abbia la quantità di pubblico che merita.
ATP: La fiera è sicuramente un ambiente dispersivo. Come avete deciso, assieme agli artisti, il giusto luogo dove ambientare i cari progetti performativi?
CS: Come ho già detto, la maggior parte delle performance si terranno in un’area designata.
ATP: Assieme agli altri membri del comitato curatoriale, avete seguito un particolare criterio per la sezione dei 12 artisti coinvolti?
CS: Se mi chiedi se abbiamo seguito un concept curatoriale, temo di doverti dire che non è stato così. La natura della fiera d’arte per sua natura resiste all’imposizione di concetti. Detto questo, abbiamo seguito un unico criterio, quello della qualità. Per poter essere incluse, le performance dovevano essere di un certo livello qualitativo.
Elena Bordignon