Artissima Stories | Issue n. 1
Nienke van der Wal (collezionista e fondatrice del Young Collectors Circle) in conversazione con Frédéric de Goldschmidt (collezionista)
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Nienke van der Wal: Ho cominciato ad acquistare arte contemporanea circa sei anni fa. Avevo sempre lavorato nel mondo dell’arte, e ad un certo punto è scattato qualcosa: mentre iniziavo ad interessarmi al collezionismo, ho anche cominciato a riconoscere quanto sia importante il ruolo del collezionista. Ho finito per comprare lavori di molte artiste donne: per me ha davvero senso collezionare artisti della mia generazione di cui condivido interessi e preoccupazioni. Inizialmente non è stata una scelta consapevole, ma dopo qualche anno ho iniziato a vedere che era questo il filo che accomunava molte delle opere nella mia collezione. Frédéric, tu come hai cominciato a collezionare? C’è stato qualcuno in particolare che ti ha introdotto al collezionismo?
Frédéric de Goldschmidt: Ho cominciato nel 2008. Mio padre collezionava arte contemporanea quando ero adolescente. Credo che anche questo mi abbia influenzato, ma fu mia nonna che mi ha introdusse davvero al collezionismo; aveva una bella collezione di impressionisti, e quando morì mi ha lasciò un’opera della sua collezione. Non volevo tenermi un quadro così di valore, quindi decisi di “riciclare” i proventi dalla vendita e iniziai a collezionare opere di artisti contemporanei dai prezzi più ragionevoli, e che trovavo più interessanti. Non mi concentro su temi specifici, ma gran parte della mia collezione è composta da opere prodotte nel XXI secolo e molto spesso acquisto lavori nello stesso anno in cui vengono prodotti. Nienke cosa ti ha portata a fondare Young Collectors Circle? Pensi che collezionare sia contagioso?
NvdW: Quasi tutti i miei amici e colleghi sono appassionati d’arte, ma quasi nessuno di loro stava comprando o collezionando. Così qualche anno fa ho fondato Young Collectors Circle, una piattaforma no profit dedicata a collezionisti emergenti. Il mondo dell’arte ha bisogno di una nuova generazione di collezionisti per restare vitale, e Young Collectors Circle introduce, affianca e incoraggia i suoi membri a collezionare; condividiamo la gioia di possedere opere d’arte e rimuoviamo le barriere che trattengono e fanno sentire a disagio o impreparati i nuovi collezionisti. Non consigliamo i nostri membri sull’acquisto di lavori specifici, ma offriamo una guida affinché possano prendere in autonomia la decisione migliore. Lavoriamo con artisti, accademie, gallerie, fiere, collezionisti esperti e altri professionisti per garantire un programma interessante e diversificato ai nostri membri. Quest’autunno visiteremo anche Artissima con un gruppo! Collezionare è decisamente contagioso. Appena cominci a comprare di più, cominci a volere di più. Ci vuole un po’ per appassionarsi veramente, ma una volta che cominci ad apprezzare i collegamenti, a capire le tempistiche e a riconoscere originalità e innovazione… sei una causa persa. Tu cosa vorresti fare con la tua collezione?
FdG: Sto progettando uno spazio permanente per conservare e mostrare la mia collezione a partire dal prossimo anno. Non so che effetto avrà su di me. Vorrei offrire agli altri l’opportunità di apprezzare i lavori che apprezzo io. In un certo senso, i collezionisti sottraggono le opere d’arte dal resto degli appassionati quando le fanno spedire da una galleria o una fiera alle loro case o magazzini. In qualche modo mostrare opere di una collezione privata è un modo di restituire al pubblico ciò che gli era stato sottratto. Il collezionismo, questo gesto egoistico di assicurarsi il possesso esclusivo una cosa bella, può così essere trasformato in un gesto altruistico. Mostrare opere di giovani artisti emergenti è il modo migliore per supportare la loro carriera, e questo può anche beneficiare il collezionista perché altri collezionisti hanno modo di conoscere il tale giovane artista, e così via…
NvdW: Sono completamente d’accordo: è un particolare tipo di avidità che ti spinge ad assicurarti il possesso un’opera d’arte, ma fortunatamente la maggior parte dei collezionisti hanno anche piacere a condividere le proprie opere, pubblicandole online, prestandole ai musei o aprendo la propria casa.
FdG: Quanto è cambiata la tua esperienza in fiera negli ultimi anni. Ti prepari in anticipo? Instagram è una parte integrante del gioco o solo un’attività extra-curricolare?
NvdW: Sì, pianifico, perché le fiere possono essere un po’ travolgenti. Prima di tutto vado online per vedere quali gallerie e artisti non voglio perdermi. Allo stesso tempo, mi piace farmi sorprendere, quindi cerco di vedere quanto più possibile lungo il mio percorso. Preferisco suddividere la mia visita su due giorni perché una fiera è molto ricca di informazioni; fotografo i lavori che mi interessano e li salvo sul mio Instagram. Il mio profilo è un archivio visivo dell’arte che mi appassiona, che sia qualcosa che ho comprato o qualcosa che ho visto ma non potevo permettermi. Raccomando sempre questo utilizzo di Instagram: è interessante vedere i propri gusti evolversi nel corso degli anni. Mi permette anche di ricordare i nomi degli artisti, o probabilmente ne dimenticherei la metà! E tu?
FdG: Quando ho iniziato a collezionare ero molto logico e meticoloso, con la mappa sotto mano segnavo dove andavo, stand dopo stand, e prendevo appunti. Ora non lo faccio più —non studio più— più che altro per mancanza di tempo ma anche perché quello che mi piace delle fiere è farmi sorprendere. A volte sull’aereo o sul treno andando verso una fiera guardo le preview che le gallerie inviano, ma non mi piacciono molto i PDF e non voglio perderci troppo tempo. Ad Artissima di solito comincio dal settore centrale, visito una metà il primo giorno e l’altra il secondo giorno. O sono estremamente convinto e compro un lavoro sul momento, oppure anche io faccio una foto e torno la domenica. È più semplice fare così ad Artissima che in altre fiere dove la pressione è più alta. Fotografo anch’io i lavori che mi piacciono e prendo nota del nome dell’artista e della galleria. Uso Instagram come un database, e trovo le Instastories ancora più appropriate per le fiere: non c’è bisogno di essere troppo specifici con le didascalie e i dettagli, si può semplicemente condividere l’esperienza – e l’esperienza è tutto oggigiorno.
NvdW: La visita a una fiera può spingere ad agire in fretta perché si sente la pressione della competizione con altri collezionisti, che potrebbero assicurarsi un pezzo prima che tu abbia preso la tua decisione. Ho imparato negli anni a non farmi sopraffare da questa sensazione; se un lavoro non è più disponibile dopo averci dormito su una notte allora non era destino. Come valuti una fiera? Che fattori prendi in considerazione?
FdG: Quello apprezzo in una fiera è la possibilità di scoprire in pochi giorni nuovi artisti e gallerie che non conoscevo prima. Deve però esserci anche una certa coerenza nell’atmosfera generale e nella qualità della fiera, e questo probabilmente risiede nelle capacità del team e del comitato di selezione. Le fiere sono anche luoghi dove incontrare persone che conosci già e altre che vedi per la prima volta. È bello avere qualcosa in comune. Per questo mi piace frequentare fiere più piccole e con un focus più specifico —i giovani artisti, un’area geografica o una pratica artistica— piuttosto che gradi eventi dove è facile perdere la concentrazione.
NvdW: La dimensione è certamente importante, e sebbene le gradi fiere in giro per il mondo siano un’esperienza interessante, anch’io preferisco fiere più piccole e di alta qualità, un mix interessante di gallerie e che offrano, come hai detto, l’opportunità di scoprire nuovi talenti. A mio giudizio è anche importante un ottimo programma parallelo, con inaugurazioni interessanti e mostre presso istituzioni e collezioni, che permetta una visione completa della scena artistica locale. Artissima è eccezionale in questo aspetto.
FdG: Penso che Artissima – e Art Brussels, nella mia città – riescano meglio di altre fiere più grandi ad attrarre un buon numero di artisti e gallerie di alta qualità che non abbiano necessariamente avuto grande visibilità in precedenza. Le fiere più grandi riescono a presentare opere di artisti più affermati, e le vendite sono più semplici, ma c’è meno da scoprire per curiosi e addetti ai lavori. A parte la fiera, il Castello di Rivoli è tra i miei posti preferiti al mondo. La Fondazione Sandretto è un luogo importante per gli artisti emergenti, e Patrizia è una signora così elegante e generosa. A te piace Torino? Hai dei luoghi del cuore? Hai delle tradizioni?
NvdW: Il Castello di Rivoli è sicuramente in cima alla mia lista ogni anno! Mi prendo anche del tempo per gironzolare in città e scoprire piccoli ristoranti a gestione familiare o mete gettonate.
FdG: Sì, anche io adoro i piccoli ristoranti. Ogni anno vado a cena alla Pizzeria Da Michele a Piazza Vittorio Veneto, un posto dall’atmosfera familiare e rilassata gestito dalla stessa coppia sin dalla mia prima visita. Vado sempre anche a visitare la Collezione La Gaia a Busca ogni volta che cambiano le opere in esposizione. Bruna Girodengo e Matteo Viglietta sono degli ospiti generosi e felici di condividere i loro tesori. E… dovrei nominare i tartufi o è un cliché?
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