Matteo Consonni (direttore di Galeria Madragoa): Ciao Joana! Come stai? Ho notato che quest’estate, anche se la galleria è stata chiusa, avete comunicato un progetto off-site in città, mentre io ho mandato una newsletter annunciando che la galleria sarebbe rimasta aperta. Questo mi fa pensare che entrambi viviamo in città che, se pur non al centro del mondo dell’arte, attirano sempre più visitatori in ogni momento dell’anno. A tutti quelli che ci chiedono perché abbiamo aperto nelle nostre rispettive città – come sono certo succeda spesso anche a te – dovremmo semplicemente rispondere: “perché le persone sono felici di venire qui”, non credi?
Joana Roda (direttrice Bombon Projects): Ciao Matteo! Tutto bene, grazie. È vero, abbiamo chiuso la galleria ad agosto e, come hai anticipato, in quel periodo abbiamo presentato un progetto fuori sede. In realtà, la galleria a Barcellona è stata chiusa solo in parte, dato che l’artista che stava lavorando alla nostra prossima mostra ha vissuto lì come parte del suo progetto. Abbiamo notato che le persone che rimangono a Barcellona per l’estate vorrebbero andarsene: la città è torrida, e in molti tra i locali sono in vacanza. Un amico ha appena comprato una casa al mare nel villaggio di Calella de Palafrugell, sulla Costa Brava, a solo un’ora e mezza dalla città, che quest’estate era vuota in attesa di essere ristrutturata. L’abbiamo avuta solo per un giorno, ma questo ha reso il progetto ancora più speciale, e molte persone hanno confermato la loro presenza. Hai ragione, la gente è felice di venire qui ed è sempre un piacere visitare Barcellona, così come Lisbona. Ho deciso di aprire a Barcellona perché sono cresciuta qui. Ho vissuto all’estero per un po’ poi ho sentito il bisogno di tornare e provare qualcosa di nuovo, anche se tutti mi dicevano che era una follia. Ora però siamo molto contenti di questa sfida. Barcellona è una grande città, ma c’è ancora molto lavoro da fare nelle arti. E tu? Hai avuto previsioni catastrofiche prima di aprire il tuo spazio? Pensi a qualche progetto fuori sede? Ho letto la tua intervista su Umbigo Magazine, dove hai detto: “Facciamo un sacco di cose all’estero, ma ciò che facciamo meglio, lo facciamo qui”; – e sono totalmente d’accordo!
MC: Ovviamente ho avuto la mia esilarante buona dose di sguardi dubbiosi quando ho iniziato a dire che mi stavo trasferendo dall’Italia al Portogallo per aprire la mia galleria: è stato divertente, mi è piaciuto vedere la sorpresa sui volti di amici e colleghi – e in fondo, avevano in parte ragione… Stavo correndo un grosso rischio! Il progetto era stato attentamente pianificato con Gonçalo, il mio amico e socio portoghese, ma non avevamo idea di come la città e il mondo dell’arte avrebbero reagito. Naturalmente non abbiamo aperto in mezzo al nulla, ma in una città che vanta già una scena attiva. Tuttavia, abbiamo cercato di scuotere le cose con un approccio e un programma diversi. Sono sicuro che molte persone hanno sorriso quando hanno visto il nostro micro spazio, rido anch’io ogni giorno. Ciò che era cruciale per noi era aprire con un programma ben definito – la nostra lista comprendeva inizialmente sei artisti, ed è cresciuta un po’ negli ultimi tre anni – che avrebbe offerto al nostro pubblico fin dall’inizio un’idea di impegno e solidità. È interessante quello che dici sui progetti off-site. Penso siano importanti perché ridefiniscono i format e stimolano nuovi approcci, oltre a consentire a galleristi e artisti nuove opportunità dal punto di vista curatoriale. Per me lo spazio della galleria è Lo Spazio, dove possiamo realizzare veramente tutte le nostre visioni, ma è un dato di fatto che siamo costantemente in movimento, con progetti qua e là, da uno scambio di gallerie a una fiera. Qual è il tuo rapporto con le sempre più criticate fiere d’arte? Come ti confronti con questo formato? E qual è il tuo rapporto con Artissima?
JR: É divertente scoprire come hai iniziato! Sono d’accordo, lo spazio della galleria è il luogo dove abbiamo veramente il tempo per sviluppare il nostro programma. Quando si tratta di fiere, cerchiamo di concepire ogni stand come una mostra, penso che per noi sia l’unico modo per affrontarle, e continuare a parteciparvi. Essere respinti quando ci candidiamo mi rattrista perché significa che non saremo in grado di realizzare il progetto che stavamo preparando da così tanto tempo, quindi a volte “salviamo” il progetto per altre occasioni, come mostre future in galleria. Ad Artissima porteremo due artisti che hanno anche in programma una mostra insieme in galleria a ottobre, quindi, in questo caso, lo stand sarà una sorta di estensione dello spazio della galleria. Alla fine, i progetti che presentiamo alle fiere sono mostre aperte ad un pubblico più vasto, quindi cerchiamo di trarne vantaggio, ovviamente anche per quanto riguarda le vendite. A Barcellona non c’è l’abitudine di andare – e comprare – in galleria, quindi per noi oggi è fondamentale essere presenti alle fiere, ma le scegliamo con grande attenzione e cerchiamo di non venirne sopraffatti. Il mio partner Bernat dice che le persone che incontri alle fiere sono spesso come degli amanti occasionali: tutto accade nel momento, dici grandi cose, c’è un forte interesse, ti scambi i contatti, ma dopo non ci si sente più. Dobbiamo lavorare molto duramente per costruire una rete più forte di collezionisti e professionisti nella nostra città. Da spettatrice, preferisco vedere arte in una galleria, avere la possibilità di incontrare gli artisti e parlare di progetti; ti fa sentire meno trafelato e sopraffatto. Questa sarà la nostra prima volta, ma Artissima è una fiera che seguiamo e che ci piace molto. Alcune gallerie con cui abbiamo rapporti stretti e che ci piacciono hanno già partecipato e ne abbiamo sentito parlare bene. E tu? Come pianifichi la tua partecipazione alle fiere e con che spirito le affronti?
MC: Ah, le fiere… Naturalmente tutti dicono di detestarle, ma devo ammettere che a me piace l’atmosfera che le circonda. Vorrei solo che non fossero così grandi o dispersive per il pubblico, in modo che ogni stand interessante riuscisse ad avere l’attenzione che merita. Le fiere dovrebbero investire su questo. Il nostro approccio è sempre quello di cercare di presentare un progetto coerente, senza dimenticare che ci troviamo in un ambiente connotato dal punto di vista commerciale in cui è necessario investire sia sulla qualità che sul desiderio — un motore fondamentale per l’arte! Ciò che è stato importante per noi negli ultimi anni è che, partecipando alle fiere, siamo riusciti a formare un pubblico itinerante, che è poi venuto a visitare la galleria a Lisbona. In fondo, io sono cresciuto professionalmente ad Artissima, avendo vissuto a Torino per sei anni quando lavoravo da Franco Noero. È stata la mia prima fiera d’arte, nel 2007, e ho avuto la possibilità di viverne molte edizioni da un punto di vista privilegiato. È stata una grande palestra per me, e sono felice di allenarmi ancora indossando una divisa diversa.
JR: Mi è piaciuto molto il nostro scambio sulle fiere e su come affrontarle. Non vedo l’ora di vederti a Torino – sarà la nostra prima volta in Italia e siamo entusiasti di essere lì. Vediamo come va!