In una lectio magistralis, Thomas Bayrle parla di ‘Flying Home’, l’opera pensata per l’aeroporto di Torino.
La redazione di KABUL magazine ha deciso di rendere disponibili, all’interno del sito, le registrazioni audio di alcuni dei talk di Artissima2016.
Il secondo incontro scelto è la lectio magistralis di Thomas Bayrle, che ha da poco inaugurato il progetto Flying Home all’interno dell’area ritiro bagagli dell’aeroporto di Torino, visibile fino al 28 maggio 2017.
«I’m an old man»: l’incontro con Bayrle si apre con questa frase, sulle note di Flying Home, omonimo brano jazz nella versione di Lionel Hampton del 1957. Dopo una breve presentazione di Rocco Moliterni de «La Stampa», l’artista comincia a parlare presentando la sua opera come il risultato di una serie di riflessioni, maturate in trent’anni di carriera, sui linguaggi della società di massa. Con un’estetica che si potrebbe definire «proto-digitale», le immagini di Bayrle nascono infatti dalla ripetizione e giustapposizione di piccole figure identiche tra loro, restituendo tuttavia nella visione complessiva un’immagine unica. Si tratta di un processo di decostruzione e ricomposizione di singoli elementi, in cui le azioni di disegnare, ritagliare e stampare si configurano come gesti puri, quasi meccanici.
«Non c’è niente di più stupido delle macchine, degli aeroplani o degli iphone, ma ne sono sempre stato affascinato»: alle riflessioni di Bayrle seguono alcuni aneddoti di Sarah Cosulich, curatrice del progetto, su come l’artista abbia sin dall’inizio impostato il suo intervento all’interno di un’area che è insieme di passaggio e di impaziente attesa.
Flying Home, spiega l’artista, è da intendere sia letteralmente, ovvero come un modo di «volare, far ritorno a casa», sia spiritualmente, come un percorso individuale di osservazione e scoperta.
Dario Giovanni Alì, Valeria Minaldi, Francesca Vason