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Percorso 05

Nice to meet you

Al fianco di artiste e artisti che attraverso il viaggio, la migrazione e la ricerca hanno elaborato nuovi linguaggi e riflessioni. Un’occasione per riflettere sul valore fecondo degli incontri fra culture.

Tappa 01

URS MEILE

Back to the Future BTTF 2

02.28

Tappa 02

MPA

Disegni D 10

05.18

Tappa 03

ELLEN DE BRUIJNE PROJECTS

Present Future PF 5

8.00

Tappa 04

TIZIANA DI CARO

Corridoio celeste 8

10.48

Tappa 05

UNA

Corridoio arancione 13

13.29

Home

Tappa 01

URS MEILE

Back to the Future BTTF 2

02.28

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MPA

Disegni D 10

05.18

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ELLEN DE BRUIJNE PROJECTS

Present Future PF 5

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TIZIANA DI CARO

Corridoio celeste 8

10.48

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Corridoio arancione 13

13.29

Step 01, Urs Maile, Marion Baruch / NAME DIFFUSION

Step 01, Urs Maile, Marion Baruch / NAME DIFFUSION

Step 01, Urs Maile, Marion Baruch / NAME DIFFUSION

Step 01, Urs Maile, Marion Baruch / NAME DIFFUSION

Step 02, MPA, Johanna Calle

Step 02, MPA, Johanna Calle

Step 02, MPA, Johanna Calle

Step 02, MPA, Johanna Calle

Step 03, Ellen de Bruijne PROJECTS, Simnikiwe Buhlungu

Step 03, Ellen de Bruijne PROJECTS, Simnikiwe Buhlungu

Step 03, Ellen de Bruijne PROJECTS, Simnikiwe Buhlungu

Step 03, Ellen de Bruijne PROJECTS, Simnikiwe Buhlungu

Step 04, Tiziana Di Caro, Shadi Harouni

Step 04, Tiziana Di Caro, Shadi Harouni

Step 04, Tiziana Di Caro, Shadi Harouni

Step 04, Tiziana Di Caro, Shadi Harouni

Step 05, UNA, Adji Dieye

Step 05, UNA, Adji Dieye

Step 05, UNA, Adji Dieye

Step 05, UNA, Adji Dieye

Trascrizione

Introduzione

Buongiorno, vi diamo il benvenuto ad Artissima 2024! Questo è il progetto dell'audioguida e state ascoltando la traccia n.5, intitolata Piacere di conoscerti, dedicata agli artisti che hanno sviluppato nuovi linguaggi e riflessioni attraverso il viaggio, la migrazione e la ricerca. Un'occasione per riflettere sul valore proficuo dell'incontro tra culture. Il 2024 è l'anno perfetto per questo dibattito, perché la 60a Biennale di Venezia si intitola "Stranieri Ovunque". Curato da Adriano Pedrosa, direttore artistico del MASP di San Paolo, è un progetto senza precedenti, che crea una rinnovata attenzione su figure che hanno considerato l'attraversamento dei confini una pratica di ricerca. Citando le parole di Pedrosa, "ovunque andremo, saremo sempre stranieri": per questo dobbiamo celebrare le differenze in termini di identità, cittadinanza, razza, genere, orientamento sessuale e libertà. La storia dell'arte è sempre stata caratterizzata da artisti itineranti, che hanno arricchito la propria produzione vivendo in città, Paesi e talvolta anche continenti diversi. Il pittore Paul Gauguin, alla fine del XIX secolo, non si sentiva più apprezzato dalla società francese e decise di trasferirsi a Tahiti: è lì che realizzò dipinti caratterizzati da paesaggi soleggiati e visioni esotiche che lo avrebbero reso culturalmente immortale. Anche Henri Matisse, celebrato in questi mesi da una grande mostra retrospettiva alla Fondation Beyeler di Basilea, lasciò la Francia per esplorare l'Italia, la Spagna, l'Africa settentrionale, gli Stati Uniti e la regione del Pacifico meridionale, sempre alla ricerca della luce migliore. "Piacere di conoscerti" è un viaggio sonoro, breve ma intenso. Ci permetterà di scoprire le diverse sezioni della fiera Artissima in compagnia di artisti giramondo, provenienti da tutte le latitudini. Siete pronti? Il viaggio sta per iniziare: piacere di conoscerti, Artissima! Queste audioguide sono state sviluppate per Artissima dai mediatori di Arteco. Questo brano è stato scritto e curato da Daniele Licata. Siamo pronti a partire! Mettete in pausa il lettore e recatevi alla Galerie Urs Meile, situata nella sezione Ritorno al Futuro, corridoio bianco, stand 2, per iniziare la nostra visita. Premete play una volta arrivati. Vi aspetto!

Tappa 01

Siamo nella sezione Ritorno al Futuro, presso lo stand della Galerie Urs Meile, una galleria con sedi a Lucerna, Pechino, Zurigo e Ardez. Vi presentiamo l'opera di Marion Baruch. La vita e i viaggi di Marion Baruch sembrano fatti per il cinema. Nata nel 1929 a Timiśoara, nella Romania occidentale, Baruch ha studiato all'Accademia di Belle Arti di Bucarest prima di trasferirsi, insieme alla madre, a Gerusalemme, dove ha completato gli studi. Nel 1954 si è trasferita a Roma; l'Italia è stata una scoperta sorprendente: ha deciso di stabilirsi a Gallarate, un piccolo paese vicino a Varese, dove attualmente vive e lavora. La produzione di questa meravigliosa creatura di 95 anni è dinamica, proprio come un viaggio on the road. Le sue opere, con le loro complessità ma anche i loro spiragli di possibilità, riflettono quasi cento anni di storia. Baruch parla ungherese, rumeno, francese, tedesco e inglese, e i titoli delle sue opere riflettono spesso queste conoscenze. I tessuti emergono presto come protagonisti principali: nel 1970 Abito-Contenitore è diventata la sua prima opera importante, una morbida architettura tessile in cui si avvolge completamente, per esplorare la soggettività femminile e la ricerca di un rifugio. Come ha spiegato lei stessa: "Per me il tessuto è qualcosa di vivo, sento il suo indescrivibile respiro. I tessuti possono riflettere la storia dell'umanità e allo stesso tempo la dimensione sociale del lavoro". Attraverso stili e materiali diversi, l'artista si interroga sulle dinamiche della produzione di massa. Nel 1991 ha fondato NAME DIFFUSION, un marchio che le ha permesso di organizzare azioni collettive e critiche. La sezione Ritorno al Futuro presenta gli oggetti della serie Untitled, composta da scatole di legno contenenti un nome imprecisato fatto di lettere 3D e un'insegna al neon che rappresenta il logo dell'azienda. Questo approccio suggerisce che la società è piena di marchi, ma a volte dimentica i nomi, le emozioni e le idee degli uomini e delle donne che lavorano per produrre oggetti di consumo di massa. La vita di Marion Baruch potrebbe essere uno splendido lungometraggio, con molte citazioni immortali, come: "Sono nata vecchia, ma sono diventata più giovane nel corso della vita. Ora posso finalmente dire di essere giovane per davvero". Abbiamo completato la nostra prima tappa. Mettete in pausa il lettore e dirigetevi alla Galería MPA, situata nella sezione Disegni, corridoio bianco, stand 10. Premete play una volta arrivati. Vi aspetto!

Tappa 02

Ci troviamo ora nella sezione Disegni, presso lo stand della Galería MPA, una galleria con sede a Madrid. Presentiamo il lavoro di Johanna Calle. Nei suoi testi, lo scrittore e botanico italiano Stefano Mancuso parla di "intelligenza delle piante": un "cervello esteso" che permette agli alberi di sviluppare incredibili capacità, come ad esempio proteggersi orientando le proprie radici nel terreno. Ecco perché l'uomo, nelle parole di Mancuso, dovrebbe smettere di rovinare la natura del pianeta. L'artista colombiana Johanna Calle sembra avvicinarsi molto a queste teorie. Calle è nata a Bogotà nel 1965 e ha studiato Arti Visive all'Universidad de Los Andes. Nel 1993 ha conseguito il Master in Belle Arti presso il Chelsea College of Art and Design di Londra. Perímetros è una serie di disegni realizzati con vecchi libri notarili, dove le sagome degli alberi sono ottenute digitando la cosiddetta Ley de Tierras, la legge fondiaria. Questo regolamento tutela i diritti degli agricoltori colombiani espulsi con la forza dalla proprietà, consentendo loro di reclamarla semplicemente enumerando i nomi degli alberi che hanno piantato. Le silhouette razionali e minimaliste delle piante esprimono un potente messaggio politico, denunciando la fragilità delle comunità di lavoratori e delle minoranze. Un'opera che rivela conoscenza ed empatia per un Paese politicamente complesso, la cui storia recente è stata spesso raccontata in modo frammentario. Per Calle questo singolare incrocio tra disegno e digitazione è un tentativo di comprendere la realtà. Le parole digitate sono incredibilmente vicine l'una all'altra e il pattern finale è quasi impossibile da leggere. Tuttavia, la leggibilità è un aspetto che all'artista non interessa molto, anche perché la Ley è scritta in una lingua estranea per chi la subisce. Ecco perché, in Perímetros, gli alberi sono come campi di battaglia che mostrano le tensioni sociali colombiane. Come dice Calle: "La foresta è un rifugio per criminali e fuorilegge. Ogni tentativo di regolamentare un territorio immenso è inutile, perché l'impunità è la norma. Il mio lavoro è un modo per esplorare e comprendere le complessità dell'esistenza umana. Attraverso la mia arte, mi propongo di far luce su questioni sociali e di provocare il pensiero e il dialogo". Abbiamo completato la nostra seconda tappa. Mettete in pausa il lettore e dirigetevi verso Ellen de Bruijne PROJECTS, situato nella sezione Presente Futuro, corridoio nero, stand 5. Premete play una volta arrivati. Vi aspetto!

Tappa 03

Siamo ora nella sezione Presente Futuro presso lo stand di Ellen de Bruijne PROJECTS, una galleria con sede ad Amsterdam, per presentare il lavoro di Simnikiwe Buhlungu. Nel 1990, l'artista e filosofo americano Adrian Piper, noto per le sue teorie su temi come la politica e l'identità razziale, ha teorizzato il concetto di "presente indicale", che si riferisce al fenomeno di un segno che indica un oggetto nel contesto in cui si verifica. Sperimentare il presente indicale attraverso "un oggetto artistico di confronto" strappa via l'attenzione, scrive Piper, "dal regno astratto dell'offuscamento teorico, per tornare alla realtà delle circostanze concrete del momento". Queste idee sono vicine alla pratica di Simnikiwe Buhlungu, un'artista che osserva la realtà per comprenderla meglio. Nata a Johannesburg, in Sudafrica, nel 1995, si è recentemente trasferita ad Amsterdam, nei Paesi Bassi, dove attualmente lavora. Il suo lavoro - che comprende testi, video, installazioni e brani - è una costellazione di momenti sospesi, una compilation di narrazioni sociali e storiche che mirano a mettere in discussione la produzione di conoscenza. Nel 2022 la curatrice Cecilia Alemani l'ha selezionata come artista più giovane de Il latte dei sogni, la 59a edizione della Biennale di Venezia. In quell'occasione ha presentato un'installazione sonora interattiva composta da un theremin - uno strumento che non deve essere toccato durante l'esecuzione - e da sintetizzatori elettronici. Interagendo con i campi magnetici prodotti dal passaggio dei visitatori, l'opera riproduceva le voci di artisti come Miriam Makeba, cantante jazz africana nota per il suo impegno politico contro l'Apartheid. Con l'interazione del pubblico, Buhlungu ha cercato di dare forma ai sogni, suggerendo che non sono pensieri astratti, ma piuttosto narrazioni condivise. Simnikiwe Buhlungu appartiene alla Born Free Generation, le persone nate in Sudafrica dopo il governo di Nelson Mandela e la fine dell'Apartheid. Questo contesto democratico l'ha portata a riconsiderare, tra le altre cose, il sistema dell'arte: in un mondo in cui chiunque può emergere su Instagram, le istituzioni non sono una garanzia di successo per i creativi. Una conversazione di gran lunga migliore è quella che cerca di riflettere su nuovi metodi meno convenzionali per esporre senza affidarsi a gallerie o musei. Abbiamo completato la nostra terza tappa. Mettete in pausa il lettore e recatevi alla Galleria Tiziana Di Caro, situata nella Sezione Principale, corridoio azzurro, stand 8. Premete play una volta arrivati. Vi aspetto!

Tappa 04

Ci troviamo ora nella Sezione Principale, presso lo stand della Galleria Tiziana Di Caro, con sede a Napoli. Presentiamo il lavoro di Shadi Harouni. "Reza Nik era un calzolaio nella città iraniana di Hamedan. Pochi giorni dopo la Rivoluzione, cambiò il nome del suo piccolo negozio in Mosadeqh, il nome del primo ministro eletto dell'Iran, deposto da un colpo di Stato della CIA. Installò un'insegna al neon con scritto MSDQ in farsi. Dopo un mese, le nuove autorità gli ordinarono di cambiare nome. Fece togliere la prima lettera e il negozio diventò Sedqh, che significa verità. Dopo qualche anno, anche la luce della S si spense. Il nuovo nome del suo negozio divenne Deqh, che significa morte per crepacuore. Lasciò che questa nuova denominazione". MOSADEGH è il titolo di un'insegna al neon semiaccesa che l'artista iraniana Shadi Harouni - e la Galleria Tiziana Di Caro - presentano nella Sezione Principale di Artissima. L'opera è indicativa dell'interesse dell'artista per i fraintendimenti attraverso il linguaggio; inoltre, la città di Torino è da poco a conoscenza di questo lavoro, poiché è stato esposto al MAO, il Museo di Arti Orientali della città. Shadi Harouni è nata a Hamedan nel 1985 e attualmente vive a New York, dove è anche assistente universitaria. La sua pratica riguarda film, fotografia, interventi site-specific ed è radicata nella storia dell'Iran. Il suo lavoro è un tentativo di raccontare un'esperienza universale di perdita, repressione, sfida. Il punto di partenza delle sue riflessioni è il rapporto incerto tra un Paese post-rivoluzione e le immagini, la musica, la moda e i corpi. Spesso si concentra su storie di dissenso ignorate, soprattutto nel suo Kurdistan ancestrale, collegando atti silenziosi di resistenza personale a movimenti di massa globali. Una particolare attenzione per gli spazi e i luoghi la porta ad ambientare le sue fotografie e i suoi film in cimiteri, cave di montagna, fabbriche abbandonate in tutto il Kurdistan iraniano: luoghi di memoria, resistenza e disperazione. Le sue creature tenaci e i suoi aneddoti dimenticati rivelano una possibilità di futuro: perché, alla fine, nulla è perduto per chi possiede speranza. Abbiamo completato la nostra quarta tappa. Mettete in pausa il vostro lettore e dirigetevi verso UNA, situata nel corridoio arancione, stand 13. Premete play una volta arrivati. Vi aspetto!

Tappa 05

Siamo ora nella sezione Monologo/Dialogo, presso lo stand di UNA, galleria di Piacenza, per presentare il lavoro di Adji Dieye. Adji Dieye è un'artista multidisciplinare che vive e lavora tra Milano e Dakar. È nata a Milano nel 1991, dove si è laureata in Nuove tecnologie per le arti. Negli ultimi anni ha viaggiato intensamente tra l'Italia e il Senegal, svolgendo ricerche sull'influenza del linguaggio pubblicitario sulla cultura contemporanea africana. Uno dei suoi progetti più noti è Maggic Cube, una serie di opere a tecnica mista ispirate all'estetica dei dadi da brodo Maggi, un prodotto alimentare popolare noto anche per la sua pubblicità aggressiva, con stereotipi tratti dalla cultura locale. Per il suo lavoro, Adji ha utilizzato i rossi e i gialli dell'identità visiva del marchio, combinandoli con riferimenti a maestri come Malick Sidibé, fotografo maliano che ha plasmato l'identità del continente. Più recentemente, le opere di Adji - che combinano fotografia, elementi pittorici e installazioni - stanno mettendo in discussione l'architettura dell'identità nazionale postcoloniale, con una precisa attenzione agli archivi e alla sfera pubblica. Il punto di partenza è la critica al parallelismo asimmetrico, un principio architettonico ideato da Léopold Sédar Senghor, il primo presidente del Senegal. Adji considera il parallelismo asimmetrico non solo una forma di espressione architettonica (anche se, come principio architettonico, non è mai stato veramente definito), ma anche un veicolo di auto-rappresentazione. Adji esplora la tensione tra le idee che costituiscono l'estetica della modernità e l'auto-rappresentazione, riflettendo su come gli edifici e lo spazio pubblico abbiano contribuito, e contribuiscano ancora oggi, alla formazione di un'identità collettiva e individuale. Abbiamo completato la nostra quinta e ultima tappa: speriamo che vi sia piaciuta! Se desiderate un'altra prospettiva sulla fiera, tornate al Punto Informazioni o alla pagina di selezione dell'audioguida e scegliete un'altra traccia. Godetevi Artissima e arrivederci al prossimo anno!

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