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Percorso 03
La dimensione della ritualità, fra intimo e collettivo, nelle riflessioni e nelle pratiche dell’arte contemporanea. Dalle forme arcaiche alle convenzioni della società dei consumi, attraverso azioni, gesti e abitudini.
Tappa 01
Corridoio marrone 11
01.51
Tappa 02
Disegni D 3
04.38
Tappa 03
Present Future PF 7
07.03
Tappa 04
Corridoio rosa 3
09.23
Tappa 05
Corridoio fucsia 5
11.40
Tappa 01
Corridoio marrone 11
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Tappa 02
Disegni D 3
04.38
Tappa 03
Present Future PF 7
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Tappa 04
Corridoio rosa 3
09.23
Tappa 05
Corridoio fucsia 5
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Buongiorno e benvenuto ad Artissima 2024! Questo è il progetto AudioGuide e stai ascoltando il percorso numero 3, intitolato Formule e reiterazioni. Attraverso cinque pratiche artistiche diverse, esploriamo la dimensione della ritualità, tra intimo e collettivo, presentando artiste e artisti che spaziano dai nomi più conosciuti a quelli emergenti. Le loro opere ci guidano attraverso le prospettive di varie generazioni e nazionalità, rivelando come il rito, come pratica individuale e sociale, attraversi culture e tempi, collegando l'antico e il moderno, dai gesti quotidiani ai rituali di consumo. Questo percorso mette in luce la reiterazione e la trasmissione di significati condivisi, approfondendo la riflessione sulla contemporaneità, il corpo e il tempo. Occupandosi di ritualità, l'arte contemporanea esplora i legami invisibili che ci uniscono, ridefinendo tradizioni e pratiche che danno senso alla nostra esperienza collettiva e personale. Le cinque pratiche artistiche reinterpretano rituali e ne creano di nuovi, offrendo spunti per osservare i cicli della vita quotidiana e le aspettative della società. Ogni sezione della fiera offre l'opportunità di incontrare artiste e artisti che, con le loro opere, stimolano una riflessione su pratiche figlie della loro epoca. In tempi di cambiamenti, l’arte rimane uno spazio per esplorare nuovi modi di dare senso all'esistenza. Le audioguide sono state sviluppate per Artissima dalle mediatrici e dai mediatori di Arteco. Questo percorso è stato curato da Valentina Roselli. Siamo pront per partire. Metti in pausa il tuo player e dirigiti verso la galleria Michela Rizzo che si trova nella Main Section sul corridoio marrone, al numero 11, dove cominceremo il nostro tour. Schiaccia play una volta che sarai lì.
La prima tappa del nostro percorso nella Main Section inizia dalla galleria Michela Rizzo, dove incontriamo l’opera di Hamish Fulton, nato a Londra nel 1946. Nell’estate di quell’anno, George Orwell affermò: "L’opinione che l’arte non debba avere nulla a che fare con la politica è essa stessa un atteggiamento politico." Da qui possiamo avvicinarci al pensiero di Hamish Fulton e decifrare il suo wall painting. Fulton considera il camminare un gesto capace di unire le persone e connetterle al mondo. Pioniere della Walking Art, nel 1967 ha guidato il primo gruppo studentesco "artwalk". Le sue affermazioni, come "Un oggetto non può competere con un'esperienza" e "Se non cammino, non posso creare un'opera d'arte", ci invitano a riflettere sul fatto che l'arte debba riguardare la vita prima di concentrarsi sulla produzione. Durante le sue camminate, non colleziona feticci, ma in una fase successiva crea opere che rielaborano e traducono le esperienze vissute. Una delle sue performance più iconiche, "Slowalk", si è svolta al Tate Modern di Londra a sostegno di Ai Wei Wei. Durante Artissima 2018, ha realizzato un Public Walk coinvolgendo duecento persone in cammino per circa un'ora, disposte in linee regolari sulla Pista del Lingotto. Fedele al suo approccio, qualche anno fa Fulton ha dichiarato che, sebbene il GPS dello smartphone possa essere utile ai camminatori, ci rende "persi" per convenienza e per l’imposizione delle corporation tecnologiche, creando dipendenza e allontanandoci dalla natura "selvaggia". Il wall painting che vediamo oggi, con la scritta rossa “Google George Orwell” ci invita a esplorare l'imprevedibilità della libertà, in contrasto con la sottomissione e il controllo che viviamo nella società contemporanea. Questi sono temi chiave del romanzo di Orwell, che 75 anni fa anticipava il mondo distopico di “1984”. Come suggeriscono i testi in nero dell wall painting, proprio quell'anno Fulton ha camminato per 18 giorni nel sud dell'Inghilterra, paese un tempo famoso per il suo amore per le escursioni. Oggi, a 40 anni esatti da quell’esperienza, Fulton si interroga su cosa rimanga di quel territorio, alla luce delle vicende socio-politiche che ne hanno cambiato la visione. Quest’anno, si terrà a Torino una performance pubblica di Hamish Fulton, “Walking Every Direction”, il 1° novembre alle ore 15:00, presso il Piazzale del Museo della Montagna. È possibile prenotarsi per partecipare! Abbiamo terminato la nostra prima tappa. Metti in pausa il tuo player e dirigiti verso la galleria Secci, sezione Disegni, numero D3. Schiaccia play una volta che sarai lì.
La seconda tappa del nostro percorso ci conduce alla sezione Disegni, dedicata al supporto cartaceo e alla sua immediata fruibilità. Ci troviamo alla galleria milanese Secci. Qui incontriamo il lavoro di Concetto Pozzati, nato nel 1935 a Vò, in provincia di Padova, e scomparso a Bologna nel 2017. Pochi giorni prima della sua morte, Pozzati continuava a pianificare esposizioni e una nuova pubblicazione di scritti di artisti, mantenendo vivi i contatti con amici e intellettuali. Fin da giovane, grazie all’influenza dello zio e del padre, Pozzati riconosce l'importanza di confrontarsi con il nuovo mondo della comunicazione, richiamando il passato e mantenendo un forte legame con il segno. La sua capacità di mescolare diverse correnti culturali - dal surrealismo all’informale, fino alla Pop Art - gli guadagna l'appellativo di "corsaro della pittura". Noto per la reiterazione di cicli narrativi, Pozzati si esprime attraverso sequenze di opere che culminano in un lavoro rappresentativo dell'intero ciclo. Qui viene presentata una serie di opere su carta realizzate tra il 1975 e il 1976, con opere del ‘77 ai lati. Invita a riflettere sul tempo delle relazioni, enfatizzando il valore della lettera, sia nel tempo impiegato che in quello ricevuto. Si tratta di un ciclo quasi inedito per il pubblico, più abituato al suo lavoro pittorico. Le delicate sfumature delle buste rivelano elementi personali e immagini come il fiore e l’orologio, incarnando la dualità tipica di Pozzati: tra memoria personale e storica, tra racconto privato e pubblico. La sua importanza nella scena artistica italiana risiede nella continua indagine sul linguaggio visivo e nella critica dell’immagine. Oltre a essere un artista prolifico, Pozzati ha dedicato parte della sua vita all'insegnamento, influenzando generazioni e stimolando la riflessione sulle dinamiche tra arte e società. Si considerava più un insegnante che un professore. Concetto Pozzati sollecita a considerare il rapporto con la storia, l’immagine e il tempo, offrendo una continua e poetica provocazione. Abbiamo terminato la nostra seconda tappa. Metti in pausa il tuo player e dirigiti verso la galleria Giampaolo Abbondio, sezione Present Future, sul corridoio nero al numero PF 7. Schiaccia play una volta che sarai lì.
La terza tappa del percorso ci porta alla sezione Present Future, dedicata a opere che esplorano la transizione e la trasformazione. Presso la galleria Gianpaolo Abbondio incontriamo Elyla, artista attivista di Chontales, Nicaragua. Il suo nome unisce i pronomi spagnoli "él" e "ella", quindi ci rivolgiamo a Elyla usando il Loro. Le pratiche di Elyla affrontano temi di genere, appartenenza e origine, restituendo al rito un ruolo di resistenza. Le tradizioni vengono sovvertite insieme alle strutture di potere che le sostengono. Un esempio è il video "Solo Fantasia" del 2014, in cui il piumaggio dell’abito richiama una festività nazionale nicaraguense. Durante la performance, un tacco di scarpa si rompe, ma la sfilata continua sotto lo sguardo sorpreso del pubblico e il dissenso delle autorità locali. Quest’anno, il lavoro di Elyla è stato presente alla Biennale di Venezia 2024, in sintonia con il titolo della rassegna “Stranieri ovunque”. Il concetto di straniero è ripetutamente inciso sulla pelle animale, parte della performance "Yugo Chontal" svoltasi a Panama nel 2024, insieme a scarpe e altri elementi come il basto, che evocano una condizione rozza di dominio e ruoli subalterni, che negano dignità e voce. Elyla esplora e sfida il significato del mestizaje, un concetto che indica il processo di mescolanza culturale e razziale, emblematico di molte società latinoamericane con storia coloniale. Originariamente riferito alla mescolanza tra popolazioni indigene e colonizzatori europei, oggi il termine include interazioni tra tradizioni, linguaggi, religioni e pratiche sociali, formando identità culturali uniche e complesse. Per Elyla, la cochoneidad (o queerness) è la principale arma anticoloniale per interrompere le narrative culturali egemoniche e riappropriarsi della dissidenza sessuale come memoria ancestrale. È un percorso di decostruzione delle ritualità imposte, attraverso la riappropriazione di simboli legati al corpo e al territorio. Abbiamo terminato la terza tappa. Metti in pausa il tuo player e dirigiti verso la galleria Francesco Pantaleone, corridoio rosa A, al numero 3. Schiaccia play una volta che sarai lì.
La quarta tappa del nostro percorso ci conduce alla sezione "Monologue Dialogue", presso la galleria Francesco Pantaleone. Qui incontriamo le opere di Alina Kopystia, un'artista ucraina con base a Zurigo, nata nel 1983. Al centro della ricerca di Alina ci sono le complessità del corpo e della libertà, affrontando tematiche di genere e identità attraverso tessuti, ricami, performance e video. Cresciuta in una famiglia che lavora nel settore tessile, ha scelto di non seguire la stessa strada, ma utilizza il tessuto come mezzo espressivo e narrativo. A un primo sguardo, i colori di questi materiali ci portano in una dimensione fatta di tonalità pallide e fantasie retrò. Tuttavia, avvicinandosi e leggendo, si possono cogliere i contrasti e le complessità del suo messaggio. Le opere sono infatti realizzate con lenzuola appartenenti a sex workers, delle quali Alina ha raccolto testimonianze in vari paesi. I racconti si trasformano in ricami, arricchendo il suo lavoro con spunti che invitano a riflettere sulle questioni di genere, sul corpo come strumento di piacere e lavoro, e sulle dinamiche di potere tra chi offre e chi riceve un servizio. Spesso i fili con cui ricama provengono da collant o indumenti dei soggetti che incontra, permettendo all'oggetto fisico di diventare anche un dispositivo narrativo, intriso di gesti e storie, creando un complesso corto circuito tra intimità e privacy. Alina porta avanti questo processo narrativo con ironia, senza l'ambizione di presentare un'indagine sociologica. Racconta singole storie, adottando un’ottica di scoperta e autoanalisi, come durante la residenza che le ha permesso di incontrare e intervistare sex workers palermitane e figure di riferimento della comunità queer locale. Il lento gesto del ricamo, trasformato dalle voci femministe degli anni Settanta in uno strumento di denuncia e protesta, qui viene utilizzato da Alina per sfidare le rigidità del binarismo di genere, mettendo in discussione ciò che è permesso e ciò che è vietato in base al corpo in cui nasciamo. Abbiamo terminato la nostra quarta tappa. Metti in pausa il tuo player e dirigiti verso la galleria Remota, sezione New Entries, corridoio fucsia, n.5. Schiaccia play una volta che sarai lì.
L’ultima tappa del nostro percorso ci conduce alla sezione New Entries, da Remota, una galleria della città di Salta, in Argentina, che punta a promuovere l'arte locale, nella sua vasta gamma di estetiche. Qui è presentato il lavoro di Mar Pérez che inizia a dipingere all'età di quattro anni e scopre la pittura a olio a undici. A trent’anni, deve fermarsi a causa di un’eruzione cutanea alle mani, interruzione che durerà fino ai quarant'anni. Questa condizione diventa un’occasione per esplorare approcci multidisciplinari, intrecciando pratiche individuali e collettive anche nel teatro e nella produzione cinematografica. Le carte dei Tarocchi di Marsiglia entrano nella pratica dell’artista più di dieci anni fa, come forma di autoconoscenza attraverso immagini, colori, numerologia e magnetismo. Questo incontro tra pratica pittorica dell'artista e Tarocchi ci mostra una profonda connessione: entrambe si svelano a strati e non esiste un solo modo di leggerle. Le carte dei Tarocchi si collegano al ruolo della trasformazione, evocando la transizione di genere che ha permesso all’artista una nuova identità. Le stesse carte vengono riprodotte sulle lattine di schiuma che stiamo osservando, recuperate da terra tra i resti del carnevale. Queste lattine diventano un supporto, trasformando materiali di scarto in veicoli narrativi. Altre opere pittoriche di Perez su diversi formati richiamano paesaggi astratti, in cui il colore dialoga con la luce riflessa dalle montagne e dalle gole del paesaggio di Cafayate, a Salta. Nei suoi dipinti, sovrappone ancora l'iconografia dei tarocchi. Pérez ci svela il suo messaggio partendo da ciò che è più oscuro. Nel suo processo creativo trovano spazio le sincronicità, coincidenze di eventi che, pur non avendo un legame ovvio, si manifestano contemporaneamente o in rapida successione. Nelle sue opere si percepisce il tempo lento della pittura a olio, lo spazio di riflessione che genera, la decisione, l’attesa, la lucentezza, l'opacità e l'oscurità, in un gioco di manifestazioni e apparizioni. Abbiamo terminato la nostra quinta e ultima tappa. Speriamo che questo percorso ti abbia stimolato e incuriosito. Se vuoi un altro punto di vista sulla fiera, torna all’info point o sulla landing page delle AudioGuide e seleziona un altro podcast! A presto e buona Artissima!